Suggestioni d'amore ai tempi del Covid19
Reparto emergenze Covid19, marzo 2020, ingresso ambulanze, il paziente giunge in condizioni gravemente compromesse: è Peter, necessita un ricovero urgente. Nei giorni a casa, il respiro si era fatto via via più affannoso, e la febbre, quella maledetta febbre, era ritornata ogni sera, e la tosse, a spossarlo sempre di più, rendendolo ormai il barlume malandato di quella persona invece viva, energica e ricca di entusiasmi, che ne aveva fatto lo scrittore di successo, che tante vicende umane aveva raccontato in milioni di pagine. Fu messo giù, sul lettino inglobato da plastica trasparente dalla quale malamente vedeva i sanitari armeggiargli intorno. Dal grave malore a casa, non aveva capito più nulla, e non sapeva bene cosa aspettarsi, quando ecco farsi verso di lui una donna, tutta bardata con tuta e guanti, che lo rapì con la luce di uno sguardo profondo, sorridente e rassicurante che passava attraverso una sorta di feritoia, tra mascherina e casco, quale unico dato femminile che si potesse cogliere! Avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma lei gli prese la mano e con uno sguardo rassicurante gli fece cenno che bisognava andare. Quegli occhi di lei diventarono immediatamente il portale di accesso a quel nuovo mondo, e si fissarono nella mente di Peter, che li avrebbe ricercati ancora tanto, in un turbinio di pensieri e domande che quasi lo avrebbero distolto dalla preoccupazione del ricovero.
La ricerca di un ancoraggio relazionale forte, mostrava l’urgenza di una figura reale che dunque cercò affannosamente, in ogni donna, negli sguardi di molte altre mascherine, ogni volta ansiosamente fremendo, rialzandosi sul letto, per essere insomma pronto, a dire e fare, non sapendo bene nemmeno cosa. Ma i momenti clinici avevano ben altro tenore, frettolosi e serrati, e la ricerca purtroppo fu vana. Ad occhi chiusi, con la testa nell’odioso casco di ossigeno, pur nell’assuefazione da farmaci, tuttavia, quel fugace aggancio ad una realtà tutta farneticante rimaneva l’unica fonte di evasione che gli desse in fondo un po’ di senso e serenità, specie nei momenti più bui. Più che dal male era ormai preso da quella smania che sentiva appartenere a un sentimento più forte, lacerante, profondamente intimo: che potesse essere amore?! Ma no, che assurdità!
Intanto avvertiva ormai nitidamente che stesse mutando qualcosa, e che quell’approccio radicale e nichilista, indifferente agli esiti della malattia, stesse cedendo il passo ad una nuova insopprimibile spinta sorgiva. Fu solo la mente a vagare, e, con un nuovo entusiasmo, iniziò così a raffigurarsi scene di vissuto quotidiano, con al centro la figura di lei, non più ideale ma reale, per quanto indefinita e indefinibile. Una suggestione d’amore, che concedeva solo alla memoria degli occhi di lei qualcosa di nitido, ma che rendeva dolce e piacevole abbandonarsi a immaginari momenti e scene di vita insieme, rendendo più lieve e sopportabile un decorso clinico altrimenti avviato a naufragare verso esiti infausti. La sceneggiatura di un amore mai nato, di una lei mai incontrata davvero, erano ormai il ricco patrimonio di ricordi di un passato inesistente, ma realistico e denso più di ogni altro autenticamente vissuto. I contenuti di ricordi virtuali si erano fatti singolarmente vividi e patrimonio di vita vissuta, e protendevano l’animo di Peter verso un fine nuovo, giammai avuto prima, non più scontato, ma che offriva un’ineffabile occasione al caso, e in definitiva a se stesso. Sentiva che ne valesse la pena, avvertiva un singolare trasporto, e questo era un fatto per lui del tutto nuovo! Semmai un amore potesse essere valso, con una opzione di realtà, oltre ogni suggestione, solo la vita, e l’odioso virus, lo avrebbero svelato nei tempi a venire, e forse, di nuovo, gli occhi di lei!