Giunse improvviso il tempo in cui le città sembravano deserte e l’umanità scomparsa. Un tempo silenzioso e lento, al quale nessuno era abituato. Le luci che illuminavano le case, stordivano la notte e dalle stanze rischiarate, giungeva la voce lontana di un televisore. Un’emergenza inaspettata, nuova, che aveva colto di sorpresa Giulio e Marisa, sposati da sei anni, che avevano riempito la loro vita di impegni e di riunioni di lavoro. La convivenza forzata aveva messo in crisi il loro rapporto.
– Da quanto tempo non ci guardiamo negli occhi? – le chiese Giulio – Hai degli occhi bellissimi.
– Ci voleva il Covid per ricordartelo? rispose meravigliata – Erano anni che non me lo dicevi. Sei sicuro di stare bene?
– Hai ragione è colpa del Covid – ribatté con un sorriso amaro – Stare a casa, mi ha fatto bene. Ho riflettuto. Dobbiamo cambiare la nostra vita, organizzare il pensiero, rompere gli schemi.
– Ma non eri tu – replicò meravigliata Marisa – quello che si era indignato nel vedere i video di quelli, i garantiti come li chiami tu, che dalle loro belle case ammonivano sorridenti “Restate a Casa”?
– Ma che c’entra? – rispose piccato – Sto solo cercando di cogliere il buono da questa emergenza. Quei video mi indisponevano. Quell’aria soddisfatta. Pensano solo a sé e non prestano attenzione al disagio degli altri.
– Sei il solito idealista – commentò Marisa.
– Ma dai – rispose – hai sentito anche tu le telefonate dei clienti. Questa crisi è un uragano. E loro sorridenti : Mi raccomando state a casa.
-E che dovevano dire: Uscite ed ammalatevi? obiettò Marisa – E poi che centrano i garantiti. Quell’imprenditore che ti ha chiamato perché la moglie non gli faceva più vedere il figlio e la donna maltrattata dal marito violento, non avevano mica problemi economici?
– Ma non ne faccio una questione di classe – le rispose – Lo sai che la famiglia perfetta esiste solo nella pubblicità. Ma come si fa ad essere così irresponsabili e a non porsi il problema della giustizia negata, di chi una casa non ce l’ha, di chi non ha i soldi per sfamare i figli?
– Non ti credo più – lo interruppe- Cominci con “Da quanto tempo non ci guardiamo negli occhi” e poi ti metti a fare l’avvocato, ed io scema a cascarci di nuovo.
– Lo sai che per me la vita degli altri è importante – le ribatté.
– Si, sempre prima gli altri, la politica, i clienti, gli amici, la partita. Mi dici a che posto sono?
– Ed io a che posto sono? Le ribatté seccato – Marisa guardiamo in faccia la realtà, siamo diventati due estranei.
– E tu ora te ne accorgi? Bravo, da quando non ci sono più le partite, cominci a ragionare.
Lo sai, in questi giorni ho ripreso a scrivere poesie. Ascolta questi versi: Ti avevo perso nel silenzio e nella noia, con i miei sogni ridotti, in frammenti smarriti.
Lei si intristì: – Bella. Stai parlando di noi?
Giulio non rispose e Marisa per invogliarlo gli sussurrò -Come continua?
– Non l’ho finita. Scrivere versi è da vecchi o da stupidi – poi il tono della sua voce cambiò di colpo – Abbiamo imparato a difenderci l’uno dall’altro, per paura di farci del male. Marisa a quale bivio della vita ci siamo persi? In questi giorni mi sono sentito prigioniero. Chiuso in questa casa avevo una gran voglia di essere altrove. Poi ho capito che non era vero.
– Giulio, non lo so. Non so cosa è successo. Siamo cambiati
– Io non voglio tornare alla vita di prima. E tu?
– Non lo so, sono confusa, forse è già tardi- rispose abbassando lo sguardo.
Giulio osservò il suo volto. Non era mai stata così bella.
Prima di spegnere la luce le disse – Lo sai, ti ho mentito la poesia finiva così: Se lo vorrai, sarò il vento che spazza via le nuvole. E non avrò paura di perderti.