Non lo avrei mai creduto possibile ma è successo, un’epidemia si è abbattuta inesorabile su di noi, su tutti noi senza fare distinzioni: ricchi, poveri, credenti, atei, uomini, donne, giovani, ma soprattutto meno giovani rischiano tutti i giorni di essere infettati da questa malattia che toglie letteralmente l’aria fino a portare alla morte.
Sembrava così lontana quando era in Cina, quando si manifestava la preoccupazione sorgeva subito il pensiero che tanto era lontano da noi, ma così non è. Non si può
uscire, non si possono incontrare gli amici e neanche i parenti, sembra di essere rinchiusi in una gabbia che fino ad un momento prima chiamavamo casa, che guardavamo nostalgicamente al mattino e con sollievo la sera. Mi mancano le piccole cose: sentire l’aria fresca che riempie i polmoni, incontrare gli amici e chiacchierare,
andare a scuola, passeggiare per la mia città il sabato e osservare le famiglie felici che costellano le strade rendendomi conto che un’altra settimana è finita. Mi manca la normalità, è come se la mia vita fosse ferma, qualcuno l’ha messa in pausa e adesso devo vivere tutti i giorni come se fossero sempre lo stesso. Non riesco a distinguerli, non ho idea di che giorno sia oggi e anche se controllassi me lo dimenticherei perché è esattamente uguale a ieri e sarà esattamente uguale a domani: mi sembra di impazzire! All’inizio ho pensato che potesse essere un’opportunità, che avrei potuto coltivare i miei interessi e fare ciò che mi piace, così ho fatto ma dopo aver letto più libri di quanto abbia mai fatto in un tempo così ristretto mi sento inappagata, incompleta. Mi manca il Mondo, la nostra casa, mi mancano gli imprevisti, i contrattempi, le frivolezze della normalità perché sono proprio quelle a rendere la giornata unica e talvolta indimenticabile. La libertà, prima scontata, ora sembra un lusso qualcosa di irraggiungibile e purtroppo ancora lontano. Ci è successa una cosa che ho sempre solo letto nei libri e visto nei film, ma non avrei mai creduto potesse succedere nella vita reale, lotto contro me stessa tutti i giorni, contro l’istinto di uscire, di respirare, di sentire il sole battere sulla pelle. Siamo emarginati chiusi tra di noi, controllati e segregati, ci sono delle regole da rispettare: il coprifuoco, l’autocertificazione, il divieto di entrare e di uscire dalle varie città, è come una versione più moderna del romanzo di George Orwell 1984, siamo stati privati della nostra libertà per il nostro stesso bene. Sono entrata in un circolo vizioso, una routine spaventosa che non mi lascia scampo, il tempo scorre inesorabile dilatandosi in ore sempre più lente, ed io non posso fare altro che essere preda della noia e della malinconia ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. É quasi primavera e non me ne ero neanche accorta, è come se il meccanismo che fa girare la ruota perfetta della vita, delle stagioni, dello scorrere del tempo si fosse inceppato. Tutto sembra fermo, anche la temperatura stagionale è stranamente sotto la media del periodo invece vedo il sole dalla finestra, le piante sbocciare, la vita andare avanti e scivolarmi tra le dita, perché in fondo, lo so, io sono ancora ferma al 24 di febbraio.