L’ultimo giorno di lavoro, segnato sulla mia agenda fitta di appuntamenti, riporta la data di sabato 7 marzo.

Arrivo da un anno faticoso, in realtà più di un anno… ma ormai poco importa…

Anno nel corso del quale mi sono persa di vista, perché le priorità erano sempre altre.

Così in un primo momento inizio a “simpatizzare” per il Covid, mi dico che finalmente ho una “scusa valida” per stare a casa, per rallentare, per prendere fiato. E all’inizio è proprio così… Niente corse alla mattina per portare il bambino a scuola e scappare in studio, niente babysitter o mio padre in versione, nonno h24, niente sensi di colpa, neanche verso il lavoro mi dico solo: “Vediamo come va, riprendi contatto con le tue cose, con quello che ti piace fare, passa del tempo positivo con tuo figlio, ora puoi farlo, sfrutta questa occasione”. Lo so, può sembrare paradossale, in un periodo caratterizzato da restrizioni e impedimenti io iniziavo a sentirmi terribilmente “libera”, libera da tutti i “miei devo”.

Libera di scegliere a che ora alzarmi la mattina, libera di dipingere i miei quadri senza sentirmi in colpa di togliere tempo a cose che avevano priorità maggiori, libera di ideare nuovi piatti di cucina, libera di poter dedicare un tempo “pulito” a mio figlio, libera di concedermi il “lusso” di non fare niente e di godermi quel niente.

Alcuni giorni sono stati faticosi, a volte venivo assalita da quella “non voglia patologica” che ti costringe a vegetare in pigiama per giornate intere, in attesa che arrivi che sera, per poter “spegnere tutto”. Poi c’erano i compiti di mio figlio con annesse crisi mistiche da parte sua e tentativi, il più delle volte mal riusciti, di meditazione zen da parte mia… questa prima elementare difficilmente ce la scorderemo!

Sì, perché io vivo sola con il mio bambino… e col passare dei giorni inizi a vedere la sua frustrazione nel non poter giocare con nessuno, nonostante tu molli la presa su tutto. Così gli permetti di trasformare il giardino di casa in un Safari Park con tanto di gabbie e recinti per gli animali feroci, la vasca per i coccodrilli e il rettilario… ma non basta… perché il gioco è immaginazione, fantasia ma anche condivisione. Eppure cerchi di fare del tuo meglio, anche se nessuno può dirti se stai facendo la cosa giusta, tanti decreti, ma ognuno lasciato alla propria coscienza e senso civico e anche questo non va bene ma mi rendo conto che l’urgenza era affrontare il problema a livello macroscopico e non microscopico, quindi per il micro, ce la dobbiamo cavare da soli.

Se devo fare un bilancio di questi ultimi tre mesi per alcuni versi non è andata poi così male, anzi, ho fatto più cose in questo periodo che negli ultimi cinque anni della mia vita e la cosa straordinaria è che si tratta di cose che “ho voluto fare” e non che “ho dovuto fare”!

Questo non significa che non ci siano stati momenti difficili, notti insonni, diffidenza nell’uscire di casa per fare la spesa e incredulità nel vedere le persone così distanti le une dalle altre… Un sentimento di tristezza, in alcuni momenti pervasivo, di solitudine, tanta solitudine così tanta da comprendere quanta potenza si possa celare dietro ad un abbraccio… anche lui messo per un po’ “in sospeso”…

Eh… dimenticavo… tra una settimana esatta compio 40 anni e i “40 anni in Quarantena”, passeranno decisamente alla storia… ma una cara amica mi ha ricordato che dal giorno del mio compleanno avrò a disposizione ancora 364 giorni per trovare l’occasione per festeggiarlo come si deve, quindi, va bene così, si troveranno modi diversi per continuare a fare ciò che ci fa star bene.