Se c’è una cosa che mi piace è camminare. Passo dopo passo i pensieri mi diventano più chiari, anzi mi si spampinano a metà percorso. Partono aggrovigliati e arrivano allargati come una matassa appena fatta.
Però se col coronavirus posso portare fuori il cane, con la leucemia mi è vie-ta-to se non voglio peggiorare la situazione di Giuliano che da novembre combatte con questo male crudele, spuntato all’improvviso.
Nella Tuscia, dove viviamo, si va a caccia di cinghiali. Abbiamo venti cani tigrati maremmani bellissimi. In un ettaro di campagna poco fuori Blera, noi a sinistra e i cani in grandi box in fondo a destra. Li governa Mauro, il genero di Giuliano, appassionato cacciatore pure lui.
Io che vengo dalla città non ho quel saper fare contadino che hanno tutti nel viterbese e mi sento sempre un po’ stonata.
I cani hanno capito che Giuliano non sta bene. Lui gli parla come a un cristiano, voce normale, e se li deve strillare lo fa sempre in modo composto. Si scompone solo quando si accorge che li ho fatti uscire.
La lupa nera, l’unico cane sempre sciolto, li fa correre a perdifiato. Bellissimo. Poi succede quello che non deve. La lupa decide “ andiamo “ e loro, che non aspettano altro, con un salto sono fuori dal recinto. Ma come fanno ? Abbiamo turato tutti i buchi, elettrosaldato reti aggiuntive, tra un palo e l’altro. Niente. Inutile corrergli dietro che tanto sono già a caccia nel parco Marturanum. Bellissimo, ci abitavano gli Etruschi tra quelle tagliate, quelle gole dove la vegetazione è così folta e ricca che tra liane e rovi pensi di stare in Vietnam. La differenza è che tra questi torrenti, fontane, massi di tufo c’è una tomba, poi un’ altra e un’altra ancora. C’è la Tomba della Regina, la Tomba del Cervo, le palazzine usate per tanti anni dai pastori come ricovero, solo che i colori dentro sono scomparsi visto che ci accendevano il fuoco per fare la ricotta.
“Lei è la signora Giovanna ? guardi che ci sono i vostri cani a spasso per Blera”. E’ partito il tam tam col telefono e i video su Facebook: dalle signore alla finestra agli assessori, al sindaco, ai parenti, a me.
Come un soldato salgo in macchina e li vado a cercare. Fico e Monnezza zompano subito dentro , la rossa e il cucciolotto non ne vogliono sapere e allora un po’ di teatro per le signore con mascherina in fila davanti alla Conad. A casa doccia, amuchina e tv.
Quando scappa Scannapina, sono dolori perché lei va anche a galline. Ci è arrivata sul cellulare la foto di lei e della lupa dentro il gallinaro di Peppe. E allora sono 400 euro. Poi hanno trovato morte le galline da Angelo de Tuta, da Panzetta e ora tutti battono di cassa da noi.
La Tamurriata Nera l’adoro, l’ascolto cantata dalla Compagnia di Canto Popolare e da Lina Sastri vestita di rosso. La canto e la ricanto fino allo sfinimento di Giuliano, credo, ma è gentile e non dice niente.
Quel ritmo forte e antico mi scandisce il tempo del coronavirus. Inizio con tre lavatrici perché la leucemia fa sudare tantissimo e pulisco casa in modo esemplare.
Esco poco a fare la spesa terrorizzata dal covid-19 e dai contraccolpi della leucemia di Giuliano.
Vorrei stargli più accanto, quando in veranda nella sua poltrona guarda gli alberi e gli uccelli, ma per tenerlo come un principe azzurro, come merita, devo prima trottare tra le faccende di casa.
Fino a novembre eravamo iperattivi, sempre in giro, lo accompagnavo a caccia, alla distanza, poi scompariva per sentieri nascosti che solo lui conosceva e io con la cagnolina Angiolina me ne tornavo a casa. Bellissimo.
Ora è all’ospedale per le analisi, se il Signore ci assiste prima o poi ne verremo fuori.