Doveva muoversi in fretta. Le disposizioni erano severissime e se l’avessero trovato da quelle parti senza giusta causa, l’avrebbero preso e portato via. L’alba era vicina. Certo la paura c’era, ma nella vita, a volte, bisogna rischiare un po’. Mascherina presa, guanti presi, il disinfettante era in auto per ogni evenienza.
Stava per sedersi al posto di guida, quando sentì come un respiro. Si bloccò, ma poi decise che era meglio sedersi in macchina per sparire alla vista.
“Ehi amico!” Sussurrò una voce
Amico? Doveva essere un tranello. La parola amico non era menzionata nell’ultimo Dpcm.
Di nuovo quel soffio: ”Ehi”
“Devo stare calmo” pensò. Se fosse stata la sorveglianza avrebbe già chiesto i documenti e poi il corpo speciale istituito col Dpcm n 30 prevedeva sempre due operatori addetti alla ronda. Si girò lentamente.
“Posso avvicinarmi? “
Avvicinarsi? Forse veniva da un altro pianeta.
“Ce l’hai la mascherina?”
“ Si, stai tranquillo”
“Va bene. Però mantieni la distanza di sicurezza”
“Va bene così?” E piano piano, a piccolissimi passi si posizionò a due metri circa.
“Ho visto che hai un’auto.”
“E allora?
“Magari potresti darmi un passaggio”
Decisamente veniva da un altro pianeta
“È vietato dare passaggi, secondo il Dpcm n 45.”
“ Si, lo so. Ma devo spostarmi e non ho la patente. Lo sai che col dpcm n 80 la patente è stata vietata.”
“Perché lo dici a me? Non lo sai che è vietato uscire dal proprio comune se non per motivati motivi?” (ma che stava dicendo?)
“ Se uno sale in macchina, da qualche parte dovrà andare, no? Devo trovare un fioraio. Ti prego.”
Ora bisogna spiegare la situazione in cui si trovavano i nostri, perché altrimenti è difficile capire. Era, ormai, una decina d’anni che si applicavano a macchia di leopardo le disposizioni anti coronavirus. In alcuni paesi sì e in altri no, in alcune regioni sì e in altre no. Solo che nelle regioni sì c’erano alcuni sindaci che le disapplicavano e nelle regioni no alcuni sindaci che le applicavano. Si era creata, quindi, una situazione a dir poco bizzarra. In un paese si poteva andare al bar, fare compere e andare in Chiesa, in un altro tutto questo era vietato. In un paese non si poteva andare in bicicletta e fare attività motoria all’aperto, mentre in un altro si poteva fare jogging persino in spiaggia. Solo in alcune zone era possibile trovare un parrucchiere o un’estetista e fare un piacevole massaggio o una nuotata in piscina.
Come l’Italia si fosse infilata in questo cul di sac proprio non si riusciva a capire. Ogni cittadino aveva dovuto attrezzarsi con una mappa dei servizi e si spostava, in barba ai divieti, per poter avere uno straccio di vita normale. Perciò, molti cittadini cercavano con tutti i mezzi di passare i diversi confini. Chi per un taglio di capelli, chi per un caffè. Prima dell’alba dei giorni di festa, c’era una sorta di migrazione silenziosa. Per di piú, ogni piccolo paese si era specializzato in un qualche servizio. C’era il paese dei balocchi (e non sto scherzando ), quello beauty, quello delle librerie, quello dei calzolai e quello delle pizzerie. Questo perché era più facile fare rifornimento di attrezzi e prodotti, visto che in molta parte d’Italia c’era il blocco anche delle merci.
“Nel paese dove vai tu, c’è un fioraio? Sai, oggi è il compleanno della mia ragazza e voglio che abbia un bel mazzo di fiori. So che non posso darglielo di persona, perché il Dpcm n 28 lo vieta, ma almeno lo trova sul pianerottolo.”
“Per amore, quindi. Mi spiace, non c’è. Vado nel paese dei cornetti.”
“Dei cornetti? Bè, allora, vuol dire che ne prenderò 12”.