È il 12 maggio del 2020 mentre sto scrivendo e mi rendo conto che è strano pensare che la vita di tutti i giorni può essere completamente stravolta da un giorno all’altro da qualcosa che, all’apparenza, sembra piccolo e insignificante.
Tutto ciò mi pare surreale, non riesco a credere che stia avvenendo veramente. È come essere protagonista di un film catastrofico!
La città nei giorni scorsi era deserta e un pesante silenzio aleggiava per le sue vie.
Chi l’avrebbe mai detto che mi sarebbe mancato il chiasso cittadino!
L’incertezza e la rabbia causata nel vedere i miei progetti lavorativi andati in fumo, non contribuivano a migliorare il mio umore.
Stanchezza, monotonia, voglia di evadere, paura, apprensione erano le emozioni che provavo e che si accavallavano ogni giorno sempre di più. Queste sensazioni venivano accentuate dalle varie conferenze stampa che comunicavano le migliaia di morti a causa del Covid.
La paura mi era salita alle stelle e l’ansia mi attanagliava.
Cercavo di star fuori il meno possibile, limitando drasticamente i rapporti fisici con le altre persone.
Cercai di tenermi informato sulle nuove scoperte relative alla sperimentazione di nuovi farmaci, allo sviluppo del vaccino e alle teorie mediche che correvano anche sui social e che, accanto alle fake news palesemente prive di alcun senso, sembravano dar speranza per trattare i pazienti.
Era un modo per me per cercare di tranquillizzarmi e convincermi che, in fin dei conti, tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Accolsi con entusiasmo la notizia che stavano sperimentando farmaci già in uso per diverse malattie per contrastare il virus.
Tuttavia lo sconforto e la perplessità sorgevano in me quando la notizia che l’esperto tal dei tali diceva di diffidare dell’applicazione di questi farmaci e di sperare nello sviluppo rapido di un vaccino. Io invece pensavo che ADESSO la gente stava morendo, e che ADESSO bisognava far qualcosa per impedire che il numero dei morti aumentasse, ADESSO non in futuro!
Mi domandavo come fosse possibile che i cosiddetti esperti non ci arrivassero e che, anzi, sembrassero concentrare il pensiero e le metodologie medico-scientifiche in una sola direzione, cioè quella del vaccino.
Sembravano disinteressarsi dal trovare una terapia efficace, come se essa fosse solo un mito irrealizzabile al pari della panacea dei Greci e dei Latini!
Avendo studiato materie scientifiche e filosofiche insieme, so che il progresso viene dal confronto e dalle posizioni spesso in contrasto tra loro. Tacciare di millanteria chi esprimeva solo una semplice tesi (e sottolineo solo una tesi) era un’aberrazione ai miei occhi che mi faceva andare in bestia. Sembrava come essere tornati ai tempi dell’Inquisizione, in cui la Chiesa tacciava le donne esperte di erbe di stregoneria, solo perché alleviavano i dolori delle partorienti con le suddette semplici erbe curative.
Poi ogni qualvolta si parlava di una nuova terapia che, a livello empirico, produceva degli effetti incoraggianti, puntualmente, la si doveva sminuire o addirittura totalmente smentire, non con l’umiltà di chi voleva andar con i piedi di piombo, ma con la boriosità di chi credeva di avere la verità in tasca.
Ahimè!, pensavo, si vede proprio che questi tizi non hanno mai fatto studi classici o, se li hanno fatti, hanno dimenticato la saggezza di Socrate che asseriva: “Io so di non sapere!”