Ho paura che quest’isolamento mi faccia apprezzare ancora di più lo starmene per conto mio, ho paura di prenderci troppo gusto e di non riuscire a riadattarmi ai ritmi della quotidianità, fatta anche di lunghi abbracci e strette di mano. Ho paura di non riuscire più a trarre piacere dal contatto fisico, che già di norma pratico con cautela. Ho paura di sviluppare nuove fobie, che i medici non sapranno in quale patologia far rientrare. Ho paura che si stia spegnendo dentro di me quella piccola fiammella chiamata condivisione che, a fatica, ho protetto dalla mia propensione all’autoisolamento. Ho paura che non potrò più fare a meno delle quattro mura della mia casa, e che quest’immobilità stia alimentando i miei alibi e le mie giustificazioni, che userò quando non avrò più scuse per “non poterlo fare”. Ho paura perché in questi giorni il silenzio è concreto, ha una forma e un odore, e a volte mi sembra che abbia anche un colore. Ho paura perché so che, concluso questo periodo, nonostante i propositi e le buone intenzioni, sciolti gli abbracci, torneremo ad essere intolleranti e a detestarci anche senza giusta causa. Ricominceremo a pretendere di avere sempre ragione, a premere sui clacson, ad accelerare sulle strisce pedonali, a inveire contro il vecchietto che alla cassa perde tempo a imbustare la spesa. Dimenticheremo presto questo momento di solidarietà, e useremo la scortesia anche verso quei “fratelli d’Italia” che, adesso, ci teniamo cari solo per avere un po’ di compagnia.
Ho paura, tuttavia, so che un giorno rimpiangeremo questo tempo sospeso, in cui l’unica cosa importante è vivere il presente, senza pretendere o avere l’avidità di volere quello che non ci spetta.
Andrà tutto bene, ma quando finirà vorrei aprire gli occhi e scoprire che il mondo è un po’ più bello di prima, anche se ricomincerò a rifugiarmi nei miei alibi, e persevererò a lamentarmi per quello che non passa il governo, senza un dito per cambiare le cose. Ho paura, oppure no, e magari domani avrò voglia di uscire da questa comfort zone che mi ha protetto dalla vita reale, per scoprire che esistono altri posti, altri mondi da esplorare, dove la gente non ha bisogno di mantenere le distanze per sentirsi vicina. Magari scoprirò che quel mondo non è poi così lontano, e che ce l’ho avuto sempre sotto il naso. Magari non è il mondo ad essere sbagliato, ma il modo in cui l’ho guardato fino ad ora. Devo solo trovare il coraggio di aprire gli occhi e sentire anche con quelli.

Andrà tutto bene, in un moNdo o in un altro.