È la memoria il vero filo conduttore del volume “Il romanzo della resurrezione” di Giuseppe Aragno per “La Valle del Tempo Editore. Un bagaglio di ricordi che non appartiene solo a chi lo ha vissuto, ma che è parte di una memoria collettiva. Una memoria che continua oltre la vita e sulla quale la morte non deve prevalere. Il nostro protagonista del romanzo Giuseppe, infatti, prima di passare all’altra vita, in una sorta di patto con gli dei ripercorre la sua storia personale e quella dei suoi familiari, attraverso la storia collettiva del paese. Ancora in uno stato di semicoscienza, Giuseppe incontra alcuni personaggi della mitologia greca che, ciascuno per la sua parte, gli permetterà in qualche modo di portare a termine il suo progetto: il romanzo della resurrezione. Un riscatto dalla sofferenza, in particolar modo quella inflitta alla sua famiglia dalla repressione fascista. Il racconto diviene così pretesto per parlare non solo di quel periodo storico, dell’ascesa e del tradimento dell’amico del nonno, il socialista Mussolini, ma anche della guerra, della resistenza, del terrorismo, degli anni di piombo. Un commovente romanzo che attraversa la storia con la rigorosità di un saggio.   Del resto, l’autore, benché alla sua prima opera narrativa, ha nel suo bagaglio editoriale altre opere in tema come: “L’antifascismo popolare, i volti e le storie”, esistenze senza soluzione di continuità tra antifascismo e resistenza. “Scritti di storia e politica di Gaetano Arfè”, una raccolta di testi dello storico napoletano, pubblicata in occasione dei suoi ottant’anni, e curata appunto da Giuseppe Aragno. L’autore, storico napoletano, è infatti uno studioso dell’antifascismo popolare e dei suoi risvolti nella storia. L’attuale volume vuole, sì, essere un libro di narrativa, ma allo stesso tempo, le storie in esso raccontate, così come i suoi personaggi, sono specchio di vicende reali e di concrete esistenze. Storie commoventi anche per le divinità dell’Olimpo, in una sorta di memorial al quale le stesse contribuiscono, tassellò dopo tassello, a ricostruire. Sullo sfondo del racconto la Napoli di sempre, una città che, come il protagonista e la sua famiglia, non si arrende e soprattutto non si vende. Tuttavia, così come avviene per ogni regime totalitario, il consenso rappresenta, la chiave di lettura di ogni dittatura, senza di esso non è possibile crearlo. Un argomento ben affrontato nel volume, comune a tante realtà sociopolitiche, ma che nella nostra città ha assunto nel tempo risvolti a volte paradossali. Ma Giuseppe non smette di lottare per un mondo più giusto, non lo hanno fatto i suoi predecessori, non lo farà neanche lui. Ritornano come un tarlo nella mente il sacrificio del padre ucciso dal regime e quello della madre costretta ad abbandonare le tanto familiari scene del teatro, per poi morire alla fine del suo tempo nella solitudine. Un tormento del cuore del protagonista, quell’evento, e che forse ora, prima che Atropo recida il filo della vita, potrà trovare pace in quel romanzo della resurrezione.

Anna Di Fresco