RAPPORTO SUL TURISMO ENOGASTRONOMICO ITALIANO

A dicembre è stato pubblicata la settima edizione del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, documento capace di offrire un quadro completo, rigoroso e aggiornato del comparto.

Nasce sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, associazione senza scopo di lucro creata con l’obiettivo di diffondere know-how e raccogliere fondi per rendere permanente questo lavoro di ricerca. Ha ottenuto il supporto di VisitEmilia e ValdichianaLiving, il patrocinio di Federturismo, Fondazione Qualivita, Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe e vede la collaborazione di Economics Living Lab, TheFork e Università degli studi di Bergamo – Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture straniere.

A curare l’analisi è la professoressa Roberta Garibaldi, Presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, esperta di turismo enogastronomico, docente presso l’Università degli Studi di Bergamo, autrice di numerosi libri e saggi.

 Per saperne di più le abbiamo rivolto alcune domande:

 D: Come nasce l’idea di stilare questo rapporto? Quali le fonti? Quali i tempi di realizzazione?

L’idea di realizzare un rapporto dedicato al turismo enogastronomico nasce nel 2018 con l’intento di fornire uno strumento per guidare e supportare lo sviluppo del comparto, vista anche la mancanza di studi scientifici sistematici e integrati.

Oggi è un documento di riferimento per le istituzioni e gli operatori del settore a livello nazionale, regionale e locale. è il frutto di un lavoro annuale, che si basa su un costante monitoraggio dei fenomeni in essere e delle buone pratiche, su una raccolta di dati quantitativi e qualitativi (con survey ad hoc e attraverso l’uso di dati statistici) e offre una panoramica del turismo enogastronomico a 360 gradi. Ho voluto, sin dall’inizio, che mi affiancassero, in questo importante e complesso lavoro, esperti internazionali e, in ogni edizione, ho coinvolto personalità del settore (accademici e non) per approfondire argomenti di tendenza.

 D: Lei giustamente apre il rapporto con i dati relativi all’impatto economico che sta avendo il turismo enogastronomico.

Per la prima volta abbiamo voluto stimare il valore del turismo enogastronomico in Italia grazie alla collaborazione con Economics Living Lab, spin-off dell’Università di Verona. I dati ci mostrano che l’impatto economico e sociale è significativo, contribuendo a oltre 40 miliardi di euro all’economia italiana nel 2023 – di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto –, con un rapporto benefici/costi pari a 6,9, confermandosi importante per l’economia italiana, con un forte potenziale di crescita e un ruolo non secondario nell’occupazione e nella distribuzione del reddito.

D: Un’attenzione particolare viene rivolta ai piccoli borghi e alle mete meno note dell’Italia sia dai turisti nostrani e che d’oltre oceano. Un trend positivo in aumento? cosa attrae?

L’ultimo triennio ha visto crescere l’interesse dei turisti verso le mete “minori”; amate poiché poco affollate e lontane dai tradizionali circuiti. Se guardiamo all’Italia, paesi e piccoli borghi rappresentano sono già un punto di forza della nostra turistica: il 20,7% dei pernottamenti dei turisti stranieri nel 2023 (pari a 48,5 milioni) si concentra in queste destinazioni.  Questa attrattività è legata alla bellezza e la ricchezza culturale di queste località, oltre che al patrimonio enogastronomico. Basti pensare che I piccoli comuni – specie dell’entroterra – sono i custodi del 93% dei prodotti agroalimentari certificati (DOP e IGP) e possono vantare un’offerta ristorativa dove degustare le specialità e le ricette locali di livello. 

D: Negli ultimi anni è aumentata molto l’offerta delle experience enogastronomiche. Quali sono più richieste, wine o food?

Oggi i turisti, più che specifiche esperienze, desiderano vivere appieno l’enogastronomia del territorio. Dal 2021 evidenziamo una crescita costante nella partecipazione ad esperienze a tema olio (+37,1%), birra (+13,2%) e formaggio (7,3%).

Inoltre, ricercano proposte immersive incentrate su wellness e cultura. In un solo anno, cresce il numero di viaggiatori che ha partecipato a esperienze enogastronomiche di relax /detox (+26,2%) ed attive (+8,8%) così come ha visitato musei del gusto (+16%).

Infine, vogliono vivere momenti unici, scoprendo le piccole “gemme” nascoste dell’enogastronomia locale. Se guardiamo ai desiderata dei prossimi viaggi, le proposte che vedono ancora una richiesta non soddisfatta sono cene negli uliveti e nei vigneti (9,6% e 8,4% la differenza tra fruizione e interesse), visite a fabbriche di cioccolato (10,9%) ed esperienze culinarie gourmet (6%).

D: Si occupa di questo rapporto ormai da anni, quali sono i trend che ha visto cambiare maggiormente?

Più che una singola tendenza, ciò che è cambiato è il “concetto” di turismo enogastronomico. Se, all’inizio, era visto e “limitato” al solo acquisto di prodotti agroalimentari e vitivinicoli tipici e al degustare ricette e piatti tradizionali, negli anni si sono affermate forme, modalità e luoghi di fruizione nuovi. Oggi l’enogastronomia nel turismo si esprime attraverso una pluralità di prodotti, servizi ed esperienze in cui il coinvolgimento dei sensi è qualificante

D: Previsioni sulle tendenze per il rapporto del prossimo anno?

Sono dieci le tendenze per l’anno 2025:

  1. L’enogastronomia come esperienza da vivere in ogni viaggio
  2. La crescita delle mete minori e delle destinazioni rurali
  3. L’enoturismo multiprodotto e multisensoriale
  4. L’iper-personalizzazione delle esperienze
  5. Vivere gli eventi
  6. Scelta grazie a social media e serie TV
  7. L’Intelligenza Artificiale per costruire il viaggio
  8. L’enogastronomia valore aggiunto per la ricettività
  9. Il paesaggio ritrovato
  10. Gastrodiplomacy, il cibo per uni

E allora, non mi resta che augurare

Buon eno gastro viaggio a tutti!

Antonella De Cesare