Fratelli di sangue

 È la storia di una famiglia benestante del secondo novecento narrata sullo sfondo delle atrocità commesse durante e dopo il  secondo conflitto mondiale. Di quelle ideologie di una guerra che, come in tutte le ostilità, finiscono solo per far radicare nelle popolazioni odio e rancore. Il romanzo “Fratelli di sangue” di Nando Vitali edito da Readaction editrice Roma, che si basa essenzialmente sulla ricostruzione del vissuto di un capo famiglia da parte di uno dei figli, finisce per essere un pretesto per non dimenticare  una delle terribili infamie commesse dal 1943 al 45 nella penisola d’Istria a Fiume e in Dalmazia: le foibe. La ripubblicazione di questo testo , che aveva come titolo “I morti non serbano rancore” Gaffi editrice 2011, appare quanto mai opportuna , anche alla luce di quanto accade oggi in territorio ucraino. Se è vero  infatti che la storia è maestra, è altrettanto vero che rammentare i trascorsi alle nuove generazioni  appare oggi indispensabile, anche in una epoca di interconnessione globale come la nostra. Ed è proprio nell’attualizzazione del contesto napoletano che  il figlio, contemplando il quadro ritraente la sorella, morta in tenera età, ripercorre con lei gli ignoti trascorsi del padre, il capitano Goretti, la sua vita familiare e i suoi trascorsi sul territorio italiano dell’epoca ai confini con la Iugoslavia. Un racconto che si avvale della descrizione dettagliata dei suoi personaggi e della loro vita, familiari e non, e di un parallelismo di esistenze che attraverso flash-back  incuriosisce e stimola alla lettura di questo collaudato ed egregio testo di Nando Vitali.  È  la storia la vera protagonista di questo romanzo, nella quale si inserisce quella personale di una famiglia che cerca di salvare il salvabile attraverso la voce di un figlio bramoso di verità, ma consapevole dell’impossibilità di ricongiungersi con il padre. Le parole non dette  non potranno mai più essere pronunciate, ma solo sepolte  insieme all’orgoglio, al desiderio di vendetta, al   tradimento. Non ci sono e non ci saranno più  croci e eroi  per lenire il dolore di quei corpi ammassati l’uno sull’altro.  Non ci sono e non ci saranno mai vinti e nemmeno vincitori perché è sempre così per ogni guerra.

 

CARLO DE CESARE