Si legge tutto di un fiato il piccolo volume di Raffaele Messina “Masaniello innamorato” e non soltanto perché le dimensioni ne favoriscono la fruizione, ma perché in questo comodo tascabile le ironiche storie raccontate dall’autore sono legate tra loro da una fluida e gradevole scrittura. Il formato dei volumetti della collana “Specchio di Silvia” dell’Editore Colonnese, per il quale, tra l’altro, Messina ha pubblicato recentemente anche “La Bottega del Caravaggio”, non deve far pensare a libricini poco impegnativi. Tutt’altro, dalla lettura si evince invece un egregio lavoro di ricerca fatto dall’autore che, non gravando sulla fluidità della lettura, rende la narrazione storicamente corretta, compatibile con l’indispensabile creatività. Il racconto “Masaniello innamorato” che dà il titolo alla piccola raccolta di novelle è come gli altri uno spaccato del 600 napoletano, dove i protagonisti delle storie, prima di essere personaggi del narrato, sono comprimari di una identitaria umanità partenopea egregiamente ridisegnata dall’autore.
Come Carmine, lo smilzo di “Pane e profumo” obbligato a vagare tra miseria e nobiltà per sfuggire alla morte, temi del racconto che ricordano nel titolo il “pane e veleno” della commedia di Eduardo, ma che raffigurano in ogni tempo la sopravvivenza degli emarginati. Oppure lo scaltro maggiordomo de’ “La Mancia” che sfrutta la sua posizione per trarne vantaggio economico. O ancora Tommaso, fidanzato di Bernardina del “Masaniello innamorato” che chiude il trittico di Raffaele Messina. Lo storico pescivendolo di piazza mercato emblema della rivoluzione di un popolo in cerca di equità sociale. Una realtà nella quale ben si muove l’autore non nuovo a questo tipo di esperienze. Un “dietro le quinte” preso a pretesto per raccontare di quel tempo, dei soprusi di una nobiltà prepotente e impunita perché vicina al potere. Ne viene fuori un raffinato ed armonioso racconto equidistante tra storia collettiva ed individuale, da gustare tra le righe delle incisive espressioni dialettali o nella attigua versione in lingua inglese, che non sottraendo nulla al pregio del lavoro svolto, diventa di fatto una ulteriore opportunità di fruizione del testo. Buona lettura.
Carlo De Cesare