Non ho mai saputo niente di lei. Non so da quanto tempo è vicino a me e non ho mai saputo niente.
Ora la sento, quella musica leggera di tutte le sere, quella telefonata a un amico che non conosco con parole che non riconosco. La sento uscire ogni mattina molto presto e fare le scale veloci e poi rientrare.
E di quei due? Cosa ho mai saputo di quei due? Sento la doccia che scende, sopra di me, prima lui perché lei intanto gli parla e poi è più veloce, entra e ci mette almeno il doppio. Alla fine, dopo qualche minuto si asciuga i capelli.
C’è una musica rap poi, sempre alla stessa ora che non so da dove venga, e va avanti per un po’ col volume troppo alto. Sarà quel ragazzo giovane che incrocio con la felpa quando butto i rifiuti, forse. O l’altro con i capelli corti che fa le scale due a due con lo sguardo agitato e le gambe nervose.
E le risate? Le litigate? Dev’essere quella coppia che ha due figli che giocano a calcio e che il sabato esce con quelle borse grandi.
Chi è quella signora che ogni sera scende sotto, col piumino grigio fino alle ginocchia e un cane piccolo marrone, con le orecchie lunghe. Si mette seduta sulle scale che arrivano al giardino e tira una pallina, lui a volte la riporta a volte no. Ieri ho aperto la finestra e ho sentito che lo chiamava Whisky.
Il gatto bianco che miagola ogni tanto per le scale. Di chi è?
Quell’odore di ragù la domenica mattina, da dove viene?
Un pomeriggio di qualche giorno fa ho trovato fuori dalla porta, sul tappetino, una bottiglia di vino e una bottiglia d’olio, senza un biglietto. Chi li ha lasciati? Il signore anziano ed elegante dell’ultimo piano, ne sono quasi certo.
C’è poi un’aspirapolvere puntuale a tal punto che potrei regolarci l’orologio e sono sicuro che è della signora magra sempre ben vestita con quel marito alto che mi pare di aver sentito che quando era ragazzo giocasse bene a tennis.
Pensavo questo stanotte, affacciato alla finestra sull’incrocio vuoto col semaforo sbiadito che stanco e dolente pare voglia appoggiarsi da quanto inutile.
Pensavo al mio palazzo, ai rumori che sono gente quasi sconosciuta. Alla mia casa che si è fatta rifugio.
È una questione di sensi sapete. Se non ne adoperi qualcuno gli altri si fanno più vigili, attenti.
Avete mai provato ad ascoltare il mare? Se volete ascoltarlo davvero dovete coprirvi gli occhi. E il suo odore? Provate a coprirvi anche le orecchie.
Quando non puoi toccare e un abbraccio diventa un pensiero e un bacio un ricordo. Quando devi imparare a sorridere con gli occhi, quando un profumo è coperto da una maschera, quando la vista non può andare oltre lo spazio del muro più lontano succede che il tramonto tu lo veda nel riflesso di una finestra in fondo alla strada.
Succede che hai solo la voce al telefono, non hai i gesti e gli sguardi a riempire i vuoti e devi parlare sennò non esisti.
Succede che i rumori diventino persone.