Il mio bimbo è davanti alla porta, con le ginocchia piegate e intento ad allacciarsi le scarpe, quando scoppia in un fiume di lacrime a causa di una mia risposta. Gli è bastato quel “no” per far salire fino agli occhi la profondità dei suoi sentimenti trasformati in lacrime, e poi, tradotti in parole.
«Ma mamma, come non posso abbracciare i nonni? Come faccio a non baciare lo zio? Ho tenuto il conto sul calendario. Ho cerchiato di rosso ogni giorno, e sono ben cinquantacinque giorni che non sento il profumo della torta salata e dei biscotti integrali della nonna. La palla è ferma dentro l’armadio, così mi ha detto il nonno ieri al telefono. Aspetta me per giocare, capisci? E lo zio, lo zio ha scelto un film bellissimo da guardare insieme. Me lo ha promesso, e anche stavolta vorrei appoggiare la testa nel suo petto. Mi piace sentire il battito del suo cuore. Non tolgo la mascherina, te lo prometto.» Si esprime tutto d’un fiato e, appena le sue labbra si fermano, ricomincia a singhiozzare, mentre io rimango inchiodata come un piedistallo.
Alzo la mano per asciugargli le lacrime, e lui si avvicina con la sua ad asciugare le mie.
«Tesoro mio, credevo non ti mancasse nulla vedendoti ogni giorno felice a canticchiare. Nei giorni segnati ci siamo scambiati il cibo e i baci nel mio letto, fissando l’appuntamento la sera prima per fare colazione il giorno dopo. Il nostro menù è diventato quella quantità di baci che ci siamo mangiati l’un l’altra. In questo periodo particolare la tua esistenza mi fa sentire ancora più fortunata, sai? Mi fa credere e sperare nel futuro. Ho goduto dei sorrisi stampati sul tuo dolce viso, a me
regalati quotidianamente. Hai saputo mettere da parte i tuoi capricci e io l’ho apprezzato tanto, perché so che non è facile. Prima o poi questo periodo finirà e tu tornerai nei banchi di scuola, quei banchi a cui tanto ti sei affezionato. Lo so, ti manca la voce delle maestre, giocare e parlare con i tuoi amici, ma devo dirti che io e babbo siamo orgogliosi di te. Abbiamo notato che sei cresciuto tanto in quest’ultimo periodo. Costretto a vivere senza mettere piede fuori dal cancello, ci hai dimostrato una grande forza d’animo e una pazienza fuori dal comune. Nonostante la paura del virus fosse sempre presente nei nostri pensieri, non le abbiamo mai lasciato spazio perché interferisse nel nostro divertimento. Hai perfino chiesto se esiste una scuola per diventare cuoco, per quanto hai voluto cucinare ogni giorno.
Ci hai riempito il cuore della stessa gioia che ci trasmetti ogni volta che tocchi i tasti del pianoforte e non smetti finché non ti senti sazio. E poi arriva il momento della buonanotte e, come ben sai, qui non bastano solo i baci ma anche il calore degli…»
Non finisco di parlare perché la sua voce mi interrompe: «Degli abbracci, mamma. E poi, insieme agli infiniti baci, li raccogliamo in un sacco gigante per spargerli nell’aria con la speranza che arrivino a chi ne ha tanto bisogno.»
Per fargli prendere fiato, gli rubo la parola al volo: «Certo! Chi è stato tutto solo, dentro le sue quattro mura, forse apprezzerà il nostro affetto. Nella vita è bello sperare. La speranza è come la fiamma di una candela che illumina il buio e, per quanto piccola, dà il suo contributo nel farci strada. Adesso sono i tuoi occhi a fare luce, e di certo non mi posso permettere di spegnerla. Non solo aprirai le braccia come un aquilone, ma passerai la notte nella casa dei tuoi adorabili nonni.»