Fa davvero piacere vedere tanto interesse per il volume di Viola Ardone “Il treno dei bambini”. Una storia tratta da un fatto realmente accaduto nel nostro paese sulle macerie del secondo conflitto mondiale, quando per sopperire al mal nutrimento dei bambini del sud per la dilagante povertà, il partito comunista organizzò con dei convogli ferroviari il trasferimento dei piccoli indigenti al nord Italia ospitati volontariamente da famiglie in discrete condizioni economiche. Una risoluzione già collaudata qualche anno prima per i bambini milanesi trasferiti per analogo motivo in Emilia e Romagna. Va da se che l’iniziativa, provenendo da un’area politica pretestuosamente ritenuta poco incline alla beneficenza, anzi “nemica dei bambini”, fu politicamente boicottata dalla destra cattolica che della ostentata carità ne faceva al tempo un simbolo.
Ma come sempre accade, il rovescio della medaglia non tardò ad arrivare, nonostante la buona volontà dei dirigenti di partito .Qualcuno infatti a dimostrazione non solo della validità dell’iniziativa, ma della bontà del previsto soggiorno, quasi come fosse una vacanza, vi mandò la figlia. Inutile dire che quei trasferimenti, al di là delle indiscutibili buone intenzioni, non furono indolore per nessuno, né per le famiglie, né tanto meno per i bambini che sebbene trovassero sempre a tavola un piatto caldo, dovevano fare i conti con l’allontanamento, presunto, temporaneo dai familiari. 70mila i bambini trasferiti dal 45 al 50. Tante le storie nate da quel forzato soggiorno al nord, alcune delle quali hanno trovato compimento senza l’agognato ritorno a casa.
Bene ha fatto dunque Viola Ardone attraverso il racconto struggente del suo Amerigo a riportare alla mente dei lettori quella pagina di storia. La prima testimonianza dell’iniziativa napoletana del 1947 e del 1979. Una pubblicazione di Gaetano Macchiaroli: “Una esperienza popolare del dopoguerra per la salvezza dei bambini di Napoli” che precedeva di poco (1980) un’altra ricostruzione delle organizzazioni popolari e di massa, questa volta però, sull’intero territorio nazionale “Cari bambini vi aspettiamo con gioia”. Più recentemente invece un saggio del 2010 di Giulia Buffardi “Quel treno lungo lungo” pubblicato da Dante & Descartes e ripubblicato nel 2016 da Editori Riuniti. Un volume quest’ultimo che raccoglie le drammatiche testimonianze dei bambini di quel tempo.
Ma i saggi che trattano dei bambini tra guerra e dopoguerra, sono davvero tanti. È il diritto alla memoria che si fa largo, prima ancora del dovere di non dimenticare i nefasti di una guerra non ancora lontana da noi.
Occorre quindi ricordare che dietro le storie raccontate, le fiction televisive, i film, alcuni peraltro di grande spessore storico-culturale, c’è la storia, quella vera, quella collettiva del paese, non romanzata, meno attraente della prima, ma non per questo trascurabile.
Carlo De Cesare