Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre» (Primo Levi)
Comprendere è vero, è impossibile, quante volte nella vita proviamo a comprendere il dolore degli altri. Al più proviamo compassione, pensando: e se fosse capitato a me? Ma in questo caso, per la follia di ciò che è accaduto, è impossibile provarci, anche solo per un momento. La shoah ha dell’incredibile. È stato così per tanti, quando hanno saputo delle atrocità commesse in quei campi di sterminio, continua ad essere così per quelli che, per motivi diversi, preferiscono ridimensionarla o peggio rinnegarla. Ma la storia insegna che, anche dietro l’evidenza dei fatti, ci sarà sempre qualcuno pronto a dare una lettura diversa degli accadimenti. Ecco allora che la memoria diviene un dovere nei confronti di sé stessi e degli altri, soprattutto quando il tempo spazzerà via anche gli ultimi scomodi testimoni, facendo della memoria non più solo un dovere, ma un sacrosanto diritto. Abbiamo quindi il diritto che il passato non sia cancellato, ma sempre ricordato. È se è vero che sembra poco ortodosso che l’atto del ricordare sia stato istituito per legge, quasi come un obbligo e non come un atto di civiltà dei singoli, è altrettanto vero che l’istituzione del Giorno della Memoria nel luglio 2020, può divenire uno sprone per tutti a lavorare affinché spariscano per sempre le discriminazioni di razza, colore della pelle, sesso, lingua, religione e chi ne ha più ne metta. Ed ecco quindi che il sacrosanto diritto del singolo, si trasforma in un dovere della collettività, e la legge ad altro non servirà che a gestire gli eventuali conflitti. Tuttavia, anche per quanto riguarda la data nella quale istituire il Giorno della Memoria, ci sono stati inizialmente pareri discordanti essendo quella del 16 di ottobre la data del rastrellamento del ghetto di Roma, e quella del 5 maggio della liberazione di Mauthausen. Ma poi si convenne che il 27 gennaio, giorno nel quale, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, potesse essere rappresentativo del ricordo della Shoah, delle leggi razziali, delle tante vittime sia all’interno che fuori i campi di sterminio, per l’opposizione al folle progetto nazista. E allora ben vengano tutte quelle manifestazioni che in virtù di questa legge danno e daranno luogo a momenti comuni di riflessione e di rilettura di quelle tristissime pagine di storia. Ben vengano gli incontri nelle scuole, che in virtù dell’istituzione di questa giornata, trasformeranno una formale lezione di storia in un momento di aggregazione e di condivisione. Ben venga, allora, non solo il Giorno della Memoria o la settimana della memoria, ma il quotidiano diritto dovere di riconoscersi tutti conviventi di un unico meraviglioso pianeta che è la terra.
Anna Di Fresco