Lo scorso 16 gennaio è uscito su YouTube il reportage di Will Media “ GRADI, il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico” realizzato in collaborazione con FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.

A narrare è Giulia Bassetto, autrice di Will Media ed esperta di clima e ambiente, che ha raccolto le testimonianze di esperti di gestione del territorio e produttori di vino da nord a sud per raccontare le complessità ambientali che stanno affrontando.

Il reale legame tra un determinato evento meteorologico estremo e il riscaldamento globale è in via di studio da una nuova branca, la scienza dell’attribuzione.

Come citato nel reportage “A settembre è arrivata la conferma che la siccità siciliana è aumentata del 50% da agosto 2023 a luglio 2024 “due to human-induced climate change”, cioè causata dal riscaldamento globale dovuto alle attività umane.

Inoltre, secondo quanto riportato, “molti studi confermerebbero che entro la fine di questo secolo tra il 40 e il 70% delle aree vinicole potrebbe non essere più adatta alla produzione di vino”.

Per far fronte a questo rischio possono esserci varie soluzioni.

Una delle tecniche in vigna più diffuse è quella di non sfogliare la vigna per lasciare gli acini coperti affinché non si brucino, fino a poco prima della vendemmia per farli asciugare.

Alcuni produttori tuttavia stanno valutando la migrazione in territori più a nord, o geograficamente o semplicemente più in alto sul livello del mare, per limitare l’impatto delle temperature elevate, che sviluppano acini con alti gradi zuccherini e di conseguenza alti gradi alcolici,  a scapito dell’acidità.

Non sono dell’opinione di cambiare territorio i vignaioli indipendenti intervistati da Giulia Bassetto, che al contrario, stanno sviluppando tecniche di adattamento sia in vigna sia in cantina.

La prima intervistata, la siciliana Carmela di “Cantine Pupillo” (Siracusa), fa notare che dagli anni 80 ha visto un aumento repentino delle temperature. Sono cambiati i tempi di vendemmia anticipata al 15 luglio, con la base spumante, e terminata il 15 agosto. Tra i sistemi di adattamento che sta adottando c’è quello “della sub irrigazione per evitare che parte dell’acqua si perda in evapotraspirazione”.

Giulia Bassetto si è poi spostata in Emilia, terra soggetta a devastanti alluvioni negli ultimi due anni, da Miranda e Gennaro di “Cantine Giovanna Madonia” a Bertinoro.

Anche loro hanno subito un abbassamento della produzione e hanno dovuto negli ultimi anni usare delle tecniche per far adattare la vite ai cambiamenti. Oltre al “mantenimento di una copertura del suolo e un inerbimento che favorisca la crescita di piante spontanee per mantenere nutrito il suolo, stanno cercando di creare una gestione delle acque per favorire l’assorbimento senza che porti ad erosioni che renderebbero poi difficile il lavoro in vigna”.

La terza visitata è “Cantine Arpepe” in Valtellina dove Emanuele e Isabella Pelizzatti Perego hanno vendemmiato l’8 ottobre con 12 gradi.

I loro vigneti sono realizzati con i muretti a secco, che nel 2018 sono stati dichiarati Patrimonio Immateriale dell’umanità come sistema per creare degli spazi coltivabili in aree in mezzo alla montagna in cui è molto complesso farlo.

Emanuele invece ipotizza delle soluzioni di adattamento per il suo territorio come l’utilizzo di droni per agevolare i trattamenti fitosanitari e per l’irrigazione, “garantendo un risparmio idrico, in tempi più brevi, e in periodi ideali come mattino presto, la sera o la notte quando non c’è l’aria”.

Altre soluzioni sono state proposte dai due tecnici intervistati:

Stefano Lorenzi – Direttore del Castello di Grumello ed esperto in agroforestazione e Lorenzo Costa – Imprenditore agricolo ed esperto di permacultura e gestione dell’acqua.

Il primo sottolinea le problematiche delle monocolture e l’importanza invece di ragionare da un punto di vista sistemico integrando la monocultura per creare un equilibrio al suo interno. Così che per patogeni o insetti sarebbe complesso entrare perché costretti ad imbattersi in alcuni filtri naturali.

Lorenzo Costa parla invece della gestione dell’acqua, che va assecondata nel suo naturale comportamento: Se l’acqua vuole andare al mare io devo portarla nel tempo più lungo possibile prolungandone così il suo viaggio. Questa è una cosa che non è stata più fatta. Gli ecosistemi fluviali ridotti ad un singolo canaletto quando piove fanno solo danni. Con semplici soluzioni invece è possibile gestire l’acqua in modo che non faccia danni al vigneto, ma vada ad infiltrarsi nel suolo, reidratandolo e stimolando i microorganismi, dando il via a quella che è la visione sistemica globale in cui il vigneto si inserisce.

 Il reportage si chiude con una call to action che riguarda tutti noi: “La parola chiave deve essere equilibrio: produttivo, ambientale, socio-economico. È uno sforzo enorme, che impone l’impegno collettivo di tutto il settore, e nel quale anche cittadini e consumatori possono fare la differenza.

Antonella De Cesare