Il Natale porta con sé tradizioni, luci, cenoni e, naturalmente, l’inevitabile corsa ai regali. Tra candele profumate e gadget tecnologici, spiccano sempre loro: i libri. Regalare un libro è quasi un riflesso automatico, una scelta tanto nobile quanto pratica. Ma è sempre un gesto dettato dalla cultura? O più banalmente, dalla disperazione di chi non sa cos’altro comprare?
Non giriamoci intorno: chi non ha mai regalato un libro per pura circostanza? “Questo sembra interessante!!”, consideriamo mentre afferriamo l’ultimo best-seller dalla pila in libreria, spesso senza sapere nemmeno di cosa parli. L’idea è rassicurante: il libro è elegante, universale, mai troppo intimo né troppo generico. È perfetto per il collega che non conosciamo bene o per quell’amico con gusti difficili.
Eppure, anche il più “circostanziale” dei libri ha una dignità. Per quanto scelto in fretta, porta con sé un messaggio: invita a prendersi del tempo, a fermarsi, a immergersi in qualcosa di diverso. E se finisce dimenticato su uno scaffale? Pazienza. Anche gli scaffali, dopotutto, meritano di essere decorati.
Il Natale, con il suo carico di zuccheri e buoni propositi, sembra fatto apposta per riscoprire la cultura. È come se, tra una fetta di panettone e un brindisi, sentissimo il bisogno di dimostrare che sì, abbiamo anche un lato intellettuale. Regalare un libro, in questo senso, diventa quasi un atto simbolico: “Ecco, leggi questo, torna ad arricchirti”.
Ma la cultura non dovrebbe essere una tregua natalizia. È un errore relegarla ai giorni delle luci intermittenti, come fosse una decorazione da rimettere in soffitta il 7 gennaio. Se c’è una lezione che il Natale dovrebbe insegnarci, è che il piacere di immergerci in un buon libro non ha cadenze stagionali. La cultura non è una coperta che tiriamo fuori solo quando fa freddo, ma una compagnia costante, pronta a sorprenderci e a farci riflettere in qualsiasi momento dell’anno.
Il libro è forse il dono più sottovalutato per ciò che rappresenta: non si consuma, non si esaurisce, non perde valore con il tempo. Anche se viene ignorato per mesi, resterà lì, paziente, in attesa del momento giusto per essere aperto. Regalare un libro è come dire: “Ti lascio qualcosa che può cambiare il tuo tempo, se vorrai”.
E poi c’è il lato ironico della domanda: quanti libri regalati a Natale sono letti davvero? Molti resteranno sigillati, scavalcati da serie TV o dai social media. Ma va bene così. Anche un libro non letto ha una funzione: ricorda che la possibilità di leggere è sempre lì, a portata di mano, pronta ad offrirci una via d’uscita dalla superficialità quotidiana.
Il Natale, con la sua atmosfera ovattata, ci invita a prenderci una pausa dal ritmo serrato delle nostre vite. Forse è per questo che un libro sotto l’albero assume un significato speciale: è una tregua, un invito ad esplorare storie, idee, mondi lontani. È un gesto che unisce leggerezza e profondità, che ci ricorda che, tra un pranzo in famiglia e un cenone, c’è sempre spazio per il pensiero.
Regalare un libro a Natale è una scelta che merita rispetto, anche quando nasce da un impulso dell’ultimo minuto. È un atto che, in un certo senso, ci riconcilia con la nostra dimensione più autentica, quella che spesso trascuriamo durante l’anno. Ma ricordiamolo: la cultura non è un lusso natalizio. Non lasciamola confinata tra le luci di dicembre. Portiamola con noi anche nei giorni grigi di febbraio o nelle afose serate di agosto.
Perché leggere, e regalare libri, non è solo un atto di gentilezza, ma un investimento nella nostra capacità di riflettere, sognare e comprendere il mondo. Anche quando il Natale sarà ormai un ricordo e il panettone un vago rimpianto.
Buona lettura. Non esiste frase più appropriata!
Mauro Galliano