Il Molise esiste e la Tintilia pure. Lo dimostra l’evento che si è svolto ieri, 22 ottobre, alle Tenute Martarosa a Campomarino in provincia di campobasso.

Un momento per festeggiare la conquista del tastevin per “Tintilia del Molise 2020”, tra i 22 Tastevin assegnati dall’Associazione Italiana Sommelier nella guida Vitae 2024, oltre che per mostrare le potenzialità di questo vitigno.

La famiglia Travaglini, viticoltori da tre generazioni, realizzano vini identitari, da vitigni rigorosamente autoctoni. Venti ettari che ospitano le varietà di Fiano, Malvasia, Trebbiano, Moscato, Montepulciano e Tintilia, il vitigno che rappresenta la regione.

Il progetto nasce per esaltarla e darle un’identità precisa attraverso la ricerca di territori nuovi di vigne nuove, perché non esiste una sola tintilia ma ogni territorio dà vita a vini con caratteristiche diverse. Stanno quindi lavorando a progetti di selezione e valorizzazione dei singoli territori che daranno vita ai cru aziendali.

Intanto per festeggiare hanno fatto degustare quattro anteprime di Tintilia, magistralmente raccontate da Cristiano Cini, Direttore di Wine TV Group, realtà che da sempre riporta efficacemente l’anima dei produttori con il suo lavoro di comunicazione a 360 gradi.

La prima bottiglia presentata è l’anteprima del metodo classico, una Tintilia da una vigna vicinissima al mare, vinificata in bianco, che uscirà in primavera dopo 18 mesi sui lieviti. Per degustarla è stata sboccata davanti agli ospiti, dopo soli 15 mesi, e Cini ha commentato: “Ha una identità che è salata, salmastra in chiusura di bocca e una freschezza balsamica. Giusta acidità e un bel volume per un metodo classico di Tintilia sorprendente.”

Sono state poi proposte due selezioni, la 2020 e la 2021, e come ha spiegato Cini “la 2020 è un’annata dove si sente sempre un po’ più il calore, la capacità di essere pronto più velocemente, mentre la 2021 ha una capacità di distendersi nel tempo straordinaria, ricca di acidità, con un tannino eccezionale nella qualità e anche presente”.

Non poteva mancare tra le quattro tipologie selezionate, la festeggiata, ovvero, la “Tintilia del molise 2020” premiata con il Tastevin nella guida Vitae 2024 di AIS, e ne abbiamo voluto parlare con uno dei fratelli, Pierluigi Travaglini, a cui abbiamo chiesto che cosa significa questa splendida conquista per l’azienda e per il territorio.

“Questo riconoscimento per noi rappresenta tanto orgoglio e ci dà fiducia a proseguire il cammino intrapreso. È certamente un punto di partenza, ma anche il risultato della nostra continua ricerca su questo vitigno, nel rispetto del territorio e delle tecniche di produzione.

Siamo convinti che un grande vino è il frutto di un vigneto in salute e in equilibrio, perfettamente integrato nell’ecosistema dove l’uomo riduce al minimo il suo intervento.

Crediamo fermamente, e lo stiamo sperimentando, che le migliori espressioni le avremo legando questo vitigno all’autenticità dei diversi territori. La continua ricerca, studio e sperimentazione nella coltivazione della tintilia, non solo in diversi territori, ma anche a diverse quote altimetriche, ci ha guidati a definire in maniera distintiva l’interpretazione che Martarosa dà alla tintilia: semplicemente eleganza”.

Della stessa opinione è Cristiano Cini che l’ha definita “fresca, elegante, scorrevole. Una Tintilia che ha rotto con quel cliché dell’essere rustica, ignorante, astringente e che ha trovato un equilibrio di eleganza e bevibilità straordinaria.

“Tintilia del Molise 2020” è un blend di più vigne, nata da una ricerca fatta su tantissimi vignet. Ma da cosa deriva la scelta di Tenute Martarosa e perché puntare sulla Tintilia? Ce lo ha spiegato Michele Travaglini, altro fratello fondatore dell’azienda.

“Da un punto di vista filosofico possiamo dire che “Tenute Martarosa” è un’azienda fortemente radicata al territorio, alla sua cultura e alle sue tradizioni. La Tintilia rappresenta la bellezza di questa terra ricca e ospitale, spesso sottovalutata, che raccoglie un’infinita gamma di colori e paesaggi, un ampio e mediterraneo ventaglio di sentori. Rappresenta l’eleganza, l’agilità e la longevità di un territorio e di un popolo: il Molise .

Per noi è la riscoperta delle cose antiche, semplici e non poteva che rappresentare l’essenza di “Martarosa”.

Da un punto di vista pragmatico, per noi la tintilia è un progetto di studio e valorizzazione del territorio attraverso la coltivazione della stessa in diversi areali regionali, al fine di raccontare il Molise attraverso un vino e le sue espressioni.

Allo stesso tempo per noi la tintilia è innovazione, perché ci permette di introdurre un concetto di vino che, pur rispettando la tradizione del territorio molisano, esalta il profilo qualitativo e distintivo della tintilia attraverso l’eleganza.

Per noi la Tintilia è il Molise.”

Ma qual è la storia della Tintilia del Molise? L’abbiamo chiesto ad entrambi i fratelli, Michele e Pierluigi, che ci hanno raccontato due aneddoti. 

Benché le prime tracce di viticultura in Molise risalgano ai tempi dei Romani e dei Sanniti, della Tintilia non abbiamo materiale storico significativo che possa identificare univocamente l’origine di tale vitigno.

La Tintilia, infatti, ha origini incerte. Secondo la leggenda, proviene dalla spagna, come suggerisce il nome, dall’etimo iberico Tinto che significa appunto rosso.

In età borbonica un conte di origini napoletane, si innamora della figlia di un luogotenente dei Borboni di origine spagnola. I due convolano a nozze, la sposa porta in dote il vino per il banchetto nuziale.

Purtroppo, la giovane sposa si ammala e viene a mancare poco dopo le nozze. Il conte in memoria della consorte commissiona marze di quel vitigno dalla spagna per impiantare vigneti in agro di Ferrazzano.  Fin qui la leggenda.

La storia ci dice invece che la Tintilia proviene originariamente dalla famiglia delle Tintorie Spagnole e sarebbe arrivata, come attesta Raffaele Pepe in uno scritto del 1811, in Molise ad opera dei soldati borbonici ivi stanziati, agli inizi del 700.

Vitigno di straordinaria eleganza e di buona vigoria, ben si acclimata tanto da diffondersi in tutta la regione A partire poi dagli anni 60’ a causa della sua scarsa produttività, venne espiantata e sostituita con altre viti che assicuravano ai viticoltori rese maggiori

La riscoperta e la rinascita di questo vitigno si deve alla tenacia di alcuni viticoltori che supportati dal Dipartimento di Agraria dell’università del Molise, ne sancirono l’autoctonicità tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi di questo secolo.

Oggi la Tintilia, come sancito dal sul bagaglio genetico, è riconosciuta come vitigno autoctono perfettamente adattato al territorio attraverso mutazioni spontanee”.

Insomma, una prospettiva nuova per la Tintilia, per un futuro in più versioni, in cui il concetto di rustico è ormai sdoganato.

Non vi resta che gustarla.

Antonella De Cesare