I viaggi sono la migliore occasione per scoprire nuovi sapori.
Questa settimana andiamo a Pantelleria!
Un’isola con una tradizione culinaria prevalentemente di terra, diversamente da quello che si potrebbe immaginare, ma non mancano i piatti di pesce, soprattutto, il pescato fresco del giorno. Le varie preparazioni e condimenti tipici panteschi sono prevalentemente realizzati mettendo insieme prodotti che la terra offre.
Un territorio selvaggio di palese influenza araba, basti pensare ai dammusi, abitazioni in pietra che con la loro palma all’esterno, sono un simbolo di Pantelleria.
Isola vulcanica, ventosa, dai profumi di mare, zolfo, e di svariati tipi di piante, quasi un compendio di botanica. La mineralità è poi la nota dei suoi prodotti, piatti e vini!
Pantelleria è davvero uno di quei posti dove quello che mangi è il territorio!
In quest’isola sopravvivono i negozi di alimentari, luoghi che, per gli abitanti di grandi città, sono rari, di quartiere. I prodotti costano e non ci sono mega offerte 3×2, ma hanno un altro sapore, hanno il loro sapore!
E poi si possono scoprire cose insolite, come olive condite con peperoni, sedano e ravanello, perfette per accompagnare i meravigliosi tramonti che l’isola offre nel suo lato ovest, e per i quali è altrettanto famosa!
I suoi frutti sono il modo migliore per immergersi nell’isola, alcune sono eccellenze esportate in tutto il mondo, unicamente riconducibili a questa terra come, il passito di Pantelleria, le uve di zibibbo, l’origano, i capperi con i suoi frutti: i cucunci.
Visitando l’Azienda Agricola Emanuela Bonomo, abbiamo scoperto che non fanno in tempo a raccoglierli i cucunci che devono essere già preparati per la spedizione in Germania.
Sempre nella stessa azienda abbiamo scoperto che con il cappero ci si fa davvero di tutto, come il pesto di capperi. Una piacevole scoperta: non troppo salato ma giustamente sapido, perfetto per una bruschetta, E’ possibile trovarlo anche in confezioni da 100ml adatte al trasporto in aereo!
Altro pestato, condimento tipico, ė il pesto pantesco, fatto con pomodoro grigliato, aglio, basilico, olio, con aggiunta di capperi e mandorle!
In realtà gli isolani raccontano che la ricetta originale è diversa e ha anche un nome diverso! Si chiama l’ammogghiu che tradotto significa, legato insieme o quantità di cose avvolte. Definizione perfetta per un pesto che quindi nasce ancora più semplice e povero, con il pomodoro al forno, senza mandorle e stranamente senza il principe dell’isola, il cappero .
Si tratta di semplificazione linguistica legata al turismo, difatti nei menù lo si può trovare indicato come pesto pantesco ricetta tradizionale, proprio per non usare quel termine, ritenuto più complicato!
Questa versione è oggettivamente più semplice anche al gusto, perché capperi e mandorle aggiungono due note molto diverse rispetto alla ricetta base: sapidità e croccantezza.
Per quanto riguarda i piatti; tra i più noti c’è l’insalata pantesca: semplice, estiva e saporita fatta con patate tagliate a tocchetti, cipolla, pomodori, olive, origano e naturalmente capperi!
Come spesso accade, non sono tutte uguali perché, seppur rispettando la ricetta originale, sono consentite varianti, come l’aggiunta interessante del finocchietto selvatico! Inoltre, può essere accompagnata dal formaggio tipico: il Tummà.
Chiedendo quale fosse la storia del piatto, la risposta è spesso stata “sono i prodotti della terra, quelli che mangiavano i nostri avi” e la ristoratrice del MaRai, sul Lago di Venere, ha fatto notare che loro erano già vegani senza sapere di esserlo.
Altra cosa non banale, che ha sottolineato la ristoratrice, è che non si può fare tutto l’anno. Per i panteschi infatti esiste ancora la stagionalità dei prodotti, anche se noi, che dipendiamo dai supermercati, l’abbiamo dimenticato! Quindi, se quando vi capiterà di visitare l’isola non sarà stagione di pomodori, niente insalata pantesca!
Tra i contorni si incontrano piatti di quella che per loro è la terra ferma, la Sicilia, come la caponata che a Pantelleria si chiama: “Ciaki Ciuka”. Dall’arabo chak chouka che significa mescolare alla rinfusa; è fatta con melanzane, peperoni, zucchine, pomodoro, cipolla, basilico, prezzemolo, alloro, pepe. Veramente ottima!
Dulcis in fundo, non poteva mancare un dolce tipico, con un nome perfetto per un fine cena: il bacio pantesco. Due cialde a forma di corolla di fiore che si uniscono riempiendole di tantissima ricotta, qualcuno ci mette le scaglie di cioccolato. Un morso croccante, leggero e poi la sciovelezza di quella ricotta che sa di Sicilia. Consiglio spassionato: mangiarlo sempre appena fatto!
Il prodotto dolce più famoso dell’isola però, è il Passito di Pantelleria, DOC dal 1971. Appunto un vino dolce, prodotto da uve di zibibbo, dal colore dorato, con un bouquet naturalmente aromatico sia al naso, sia al gusto, con sentori come miele e frutta secca. Grazie alle condizioni climatiche dell’isola, viene prodotto lasciando appassire le uve direttamente sulla pianta, oppure al sole.
Lo zibibbo, noto anche come Moscato d’Alessandria d’Egitto, è un vitigno a bacca bianca da cui si producono anche vini fermi. La sua tipica dolcezza si fonde con spiccate note minerali e speziate, che riportano nel bicchiere i profumi dell’isola.
In molti bar e ristoranti dell’isola, oltre ai vini autoctoni, è possibile assaggiare e abbinare molti vini provenienti dalla vicina Marsala, complice anche il fatto che alcune aziende producono in entrambi i territori.
Di vini panteschi e capperi torneremo a parlare, per il momento vi auguriamo, come sempre, Buon Viaggio e Buon Vino!
Antonella De Cesare