É una storia semplice, ma non per questo ordinaria, quella che Vincenza Alfano ci propone in “Perché ti ho perduto pubblicato da Giulio Perrone. Un racconto simbolico, preso a pretesto per raccontare di periferie esistenziali, etichettate con leggerezza come disabilità mentali perché ai confini tra consapevolezza e incoscienza. L’autrice riprende, con la delicatezza e la libertà di un romanzo, la vita di Alda Merini raccontandone la storia con gli occhi della “Pazza della porta accanto”. Un personaggio immaginario, non lontano dalla realtà poetica dell’autrice. Ed è questa la doppia chiave di lettura dell’ egregio lavoro fatto dall’Alfano in questo libro: racconto simbolico e poesia contemporanea. Da qui la narrazione della vita manicomiale, di quelle mura dapprima temute e poi diventate rifugio, di quei corpi vaganti senza volto per assenza di specchi,degli abusi,del finto candore dei camici e delle lenzuola, delle pareti anch’esse tinteggiate di bianco come la carta, pronta a raccogliere i duri tratti di una matita, unico vero strumento, per trasformare il dolore in poesia. Lo stesso racconto dell’autrice diviene a tratti candida “poesia” nonostante il grigiore dell’argomento trattato ed i suoi necessari dettagli, frutto di una evidente ricerca documentale, oltre che di una grande sensibilità. Un lavoro libero, lontano dalle biografie sulla poetessa milanese, ma fortemente ancorato alla realtà di una grande donna forse riscoperta solo negli ultimi anni della sua esistenza. Buona lettura.
Carlo De Cesare