“Ma chi sa se un giorno non ci sarà qualcuno che si interesserà a quelle carte forse non tanto per capire se c’è l’imbroglio, quanto per capire la nostra storia di uomini del Sud, nati contadini e lazzari, diventati operai, tornati lazzari per volontà dello Stato”
Sabbia di Lava di Elena Coccia, apre lo scenario di un’Italia che si avvia verso il depotenziamento del potere statuale a favore degli accordi internazionali, i quali a poco alla volta smaterializzano il lavoro rendendolo fluttuante. Un asse del potere nel quale si palesa lo scontro tra privato e pubblico e laddove gli unici a vedersi defraudati del diritto al lavoro, nonché ad una vita dignitosa, sono i cittadini. La Coccia, con una narrazione ardita, pone l’accento sui terribili fatti degli anni ’90 che vedono come protagonista la Derirver, famosa acciaieria campana, il processo che ne ha implicato la privatizzazione, nonché il conseguente fallimento. Una narrativa diretta, ma non scontata che punterà a svelare la vita degli uomini dietro le macchine, uomini illusi e inconsapevolmente coinvolti nel disfacimento di una fabbrica che, di generazione in generazione, ha prodotto indotto, creato lavoro, imbastito sogni. Semplici sogni, quelli che non appartengono agli uomini in giacca e cravatta, pronti a spezzarli con l’inganno. Una truffa perpetrata ai danni dello Stato, quello stesso assente e silente di fronte alla grido disperato di operai disfatti, sottoposti al clamore mediatico che fa breccia solo fino a quando si è sul pezzo, poi… la solitudine che divora gli spiriti e quel vago senso di appartenenza ad una classe operaia che di lì a poco svanisce. Un’alienazione non di certo conseguenza di una catena di montaggio, ma di una società che per becero interesse clientelare è solo in grado di calpestare ogni diritto. Quanto mai attuale, il volume “Sabbia di Lava “ edito da SPRINGS edizioni. Un’opera di ampio respiro, fotografia di un sud strappato e accartocciato dagli eventi di un’Italia forse un po’ troppo distratta per gli occhi degli uomini semplici costretti a filtrare il silenzio del tempo che avanza e che di lì a poco li relegherà al ricordo. Elena Coccia, con coraggio, evidenzia fatti ed esistenze alle quali è stato negato il diritto al futuro, facendo di queste un manifesto di ardimento, per una maggiore consapevolezza da parte della stessa classe operaia, continuamente sottoposta agli effetti di decisioni non sempre di facile comprensione.
Anna Di Fresco