Potremmo definirlo un mistero nel “Mistero” il volume di Gennaro Di Biase “La disgrazia di San Gennaro” pubblicato da Guida Editori.
Una storia di fantasia nata da un evento da sempre scongiurato dai fedeli: la rottura accidentale delle ampolle del sangue del Santo Patrono durante la celebrazione della liquefazione, con l’aggravante del contemporaneo ferimento di un fujente.
La natura del sangue vivo ritrovato sul pavimento e di conseguenza il dubbio sull’avvenuto “miracolo” sono gli elementi sui quali ruota il paradossale racconto di Di Biase, che con l’ironia tipica partenopea compie, pretestuosamente attraverso il racconto, un piccolo viaggio tra fede, credenze popolari e superstizione. Ma per il popolo napoletano il prodigio di San Gennaro non è solo segno premonitore di scongiurate calamità, ma anche di quotidiana e incondizionata benevolenza. Un rapporto tra sacro e profano supportato da una fede quasi patteggiata con il Santo, impossibile da paragonare con altre manifestazioni di culto.
Una realtà che da sei secoli continua tre volte l’anno a richiamare milioni di fedeli da tutto il mondo, nonostante le varie ipotesi formulate, e soprattutto mai comprovate, sulla presenza all’interno dell’ampolla di sostanze tissotropiche.
L’enigma sul quale ruotano i personaggi dell’autore ripercorre attraverso il singolare evento l’incomprensibilità di un prodigio imprescindibile dal popolo partenopeo.
Ed è forse questa imprescindibilità il vero miracolo della storia, se continua a perdurare da seicento anni.
Carlo De Cesare