“Ormai anche la pioggia voluta da Dio era sporca: come il mondo che con sorprendente facilità era stato ricoperto dall’immoralità dall’umanità emersa nel corso degli anni.”
“Il sentiero delle metamorfosi” di Alferio Spagnuolo rappresenta il terzo episodio della saga del commissario Salvati, una figura eroica nell’accezione romantica del termine. Un uomo le cui luci e ombre si riversano nei vicoli di una città ferita nel profondo, dalle sfaccettature che si specchiano nel cristallino di un mare “ammalato”. Di qui gli odori e i sapori di una Napoli scapigliata da “infamia, corruzione, perversione ed egoismo”, i cui attori muovono i propri passi sui legni dell’immenso teatro della vita, laddove la morte colpisce in modi misteriosi ed inaspettati. Il commissario si ritroverà a risolvere lo sconvolgente rompicapo del presunto suicidio di Vincenzo Maturo, socio di una rinomata discoteca molto frequentata dai giovani della città, coinvolto in una tresca amorosa dalle tinte fosche, tale da far presumere che dietro la sua morte aleggi l’ombra della gelosia:
“È l’attimo più pericoloso: una spinta che ti fa gonfiare il cuore e che ti annebbia la ragione. Tutto si trasforma in una sola parola: “istinto”. Alcuni riescono a controllare quella forza che proviene dal profondo. Altri cadono nel baratro della follia e come in un sortilegio seguono l’istinto violento che li rovinerà per sempre”
Indagini che scoperchieranno un insospettabile Vaso di Pandora celante perversione commista a satanismo laddove il sentiero delle metamorfosi incarna il luogo del vizio. Un posto preciso, nel quale il protagonista si scontrerà con morti sospette e verità agghiaccianti, ponendo il lettore di fronte ad un’immagine più elevata, quasi simbolica, dei distorti accenti dell’anima che si piegano in segno di pietà. Un thriller che fotografa con abile maestria letteraria, i volti del sottobosco partenopeo, della gente comune, di chi le leggi le applica e di chi le elude, senza campanilismi, interfacciando gli umili attori di questa storia con la realtà quotidiana arricchita, però, dei mutamenti dell’anima, “le metamorfosi”, che trasformano le azioni nei fatti narrati dal vociare convulso di una Napoli ruggente.
Anna Di Fresco