Tic toc, tic toc, tic toc.

È il rumore delle lancette che scandisce il tempo, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Noi siamo lì, sempre indaffarati, senza accorgercene. Che dono prezioso il tempo! A volte sembra non bastarci mai, altre volte ne abbiamo così tanto da sprecarlo inutilmente.

Siamo pieni di idee e di progetti che rimandiamo sempre a domani, perché domani è un nuovo giorno e sarà migliore di quello appena trascorso.
Pianifichiamo tutto, vogliamo che le cose vadano come previsto ma, la vita ci mette alla prova e, quando tutto procede per il verso giusto, accade qualcosa che inverte la rotta.

Un po’, è quello che è successo a tutti noi. Si chiama “Covid-19” e ha cambiato drasticamente le nostre vite. Un nemico invisibile ma molto potente da combattere. È arrivato nelle nostre vite come un ospite indesiderato, cambiando silenziosamente la nostra quotidianità, le nostre abitudini, le nostre priorità. Ha ribaltato i nostri progetti mettendoci in standby, ha reso le nostre mete sempre più irraggiungibili. Apparentemente innocuo e sottovalutato, in poco tempo ci ha rivelato suo lato peggiore: nutrirsi di vite e di contatti umani.

Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano non sono mai stati così pericolosi. Ciò che prima era condivisione ha lasciato il posto alla lontananza. Un nemico che ci ha rinchiusi forzatamente in casa isolandoci dai nostri affetti più cari. Abbiamo rinunciato alla socialità pur rimanendo connessi: una semplice videochiamata per sentirci più vicini di ieri e meno lontani di domani. Una minaccia alla nostra libertà, al bisogno di evadere da un presente che è sembrato non più appartenerci.

Se c’è una cosa che non ci è stata sottratta, quella è il tempo. Giornate lunghe e interminabili, giornate malinconiche in preda alla noia e al senso di impotenza ma, anche giornate creative. Ci siamo dilettati in cucina e, tra una prelibatezza e l’altra, ci siamo mantenuti in forma per sentirci meno in colpa. Abbiamo coltivato qualche passione abbandonata, ci siamo proiettati nelle scene di un film, abbiamo divorato pagine di libri pur di catapultarci in un’altra realtà.

Chi ha un lavoro ha imparato a gestirlo da casa, chi non lo ha o stava per trovarlo si è sentito come un uccello privo di ali. Ogni sera, poi, nel silenzio delle nostre stanze, le nostre speranze si sono unite nella preghiera. Tutti, anche i più scettici, forse, per la prima volta, si sono affidati a chi il mondo l’ha creato.

Forse, solo ora, ci siamo resi conto quanto sia bella la normalità. Ci siamo sentiti disorientati: in alcuni momenti i pensieri più tristi sembravano prendere il sopravvento esasperati dall’incessante fuga di notizie. Ogni rinuncia, però, ha portato con sé un cambiamento. La privazione ci ha reso più solidali e meno egoisti, ci ha fatto apprezzare quello che abbiamo.

Il tempo dell’isolamento e del distacco, è stato anche il tempo della riscoperta di noi stessi: di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e di ciò che saremo. Abbiamo riflettuto sulla nostra vita, sulle scelte fatte e su quelle da fare. Abbiamo smontato le nostre certezze e fatto risorgere vecchie inquietudini. Spesso, desideriamo chissà cosa, vorremmo trovarci in chissà quale posto e, così, perdiamo il senso dell’essenzialità. Poi, basta un attimo, succede qualcosa di imprevedibile, rimescola le carte in gioco e, ci obbliga a rialzarci.

Ecco, rispetto a chi non c’è più, abbiamo un’opportunità: quella di riscoprirci e di reinventarci. Bruciamo i rami secchi, lasciamo andare tutto ciò che non è stato e che poteva essere. Rendiamoci protagonisti della nostra vita.