Enogastronomia Maiorchina
Provate a digitare la parola “Maiorca” nella sezione immagini di un qualunque motore di ricerca. Spiagge di sabbia finissima e bianca, lidi azzurri e cristallini la faranno da padrone. Del resto la più grande delle isole delle Baleari condivide con gli altri arcipelaghi una inossidabile nomea di meta turistica d’eccellenza.
Prendendo le distanze dal luogo comune, vi proponiamo una prospettiva differente. Maiorca è un’isola ricca di storia, come dimostra il suo capoluogo Palma, una terra di vitigni e piatti tipici che vale la pena di assaggiare.
Se il vostro intento è di tuffarvi nei mari turchesi, ci permettiamo di suggerirvi anche un altro tipo di “immersione” nei sapori e nei prodotti del luogo è visitare i Mercat
Come nel resto della Spagna, ce ne sono diversi e, come sempre, non sono solo posti dove fare la spesa. Tanti i banchi gastronomia che oltre a vendere hanno un bancone o un piccolo spazio dove potersi fermare a mangiare.
Al Mercat del Olivar c’è un banco con l’offerta “due ostriche e un cava” (tipica bollicina spagnola) a 10 euro. Al Mercat de Santa Catalina, invece, si può cominciare il giro con una capasanta scottata con una particolare aromatizzazione, lievemente piccante, accompagnata da un Blanc de blancs, da uve Chardonnay, Muscatel, Mollard, di José J. Ferrer, nota azienda a conduzione familiare, che si trova nella zona di Binissalem: un bel connubio.
Immancabili tapas sono le olive che riempiono banchi interi per le tante tipologie prodotte. Da provare anche “da passeggio”, in mini spiedini con sottaceti, o alici; alcune versioni sono davvero un’esplosione in bocca.
Non mancano tapas con Jamon y Queso, ma più tipiche sono invece, la coca de verduras, una specie di pizza con verdure tagliate piccole piccole, e le Empanadas Mallorquinas, dalla forma cilindrica con sole verdure o verdure e Sobrasada, salume tipico maiorchino che ricorda la nostra ‘nduja, ma meno piccante.
Tra un assaggio e l’altro non possono mancare calici di vino locale, scelti cercando di diversificare la zona di produzione:
– l’IGP Vi de la Terra de Mallorca 100% Chardonnay, biodinamico, dell’azienda Clos Des Almudaina di Camí de sa Serra, con note tipiche di fruttate dello chardonnay, con una piacevole note minerale;
– IGP Vi de la Terra Mallorca un blend di Chardonnay e Prensal, vitigno autoctono maiorchino, prodotto dall’azienda Ca Sa Padrina di Binissalem, dove si distingue l’acidità del Prensal;
– Infine un vino continentale della provincia di Valladolid, una D.O. Rueda della Bodegas Cuatro Rayas, Cuatro Rayas #Co, 100% verdejo, vitigno spesso trovato nelle carte dei vini di Maiorca, forse per la sua mineralità, balsamicità, e freschezza.
L’area dove si trovano la maggior parte delle cantine è compresa tra Binissalem (zona della D.O), Santa Maria del Cami, Sencelles, Biniagual. e poi nella zona est c’è Pla i LLevant, altra D.O. Tra i vitigni autoctoni ci sono il Prensal, uva a bacca bianca, e Manto negro, uva a bacca nera, per entrambi è la freschezza la caratteristica principale.
Partendo appunto da Binissalem e attraversando tutti i paesini dell’area vitata, percorrendo le lunghe e diritte strade, ci sono vigneti a perdita d’occhio e si incontrano tante aziende debitamente segnalate da grandi cartelli e botti. Passando per Santa Maria del Cami si incontra, ad esempio, la pluri premiata Bodegas Macià Batle che produce tante tipologie di vini con delle bellissime e artistiche etichette. Qui si possono testare i vitigni autoctoni dell’isola in purezza, in blend con internazionali, sia affinati solo in acciaio, sia affinati in barrique. L’etichetta dello Xeremia Negre e Xeremia Blanc, riporta una cornamusa, strumento di cui il proprietario ha confessato essere appassionato utilizzatore.
Dopo le passeggiate al mercato e giri nei vigneti non resta che provare i piatti tipici direttamente a tavola!
Essendo in Spagna vale sempre la pena provare una paella, anche se a Mallorca il riso tipico è l’Arroz Brut, anch’esso molto ricco, ma in brodo, e quindi meno estivo.( Sarà per la prossima volta). Fortunatamente a Cala Millor al Restaurant Sport Grill, oltre alla Paella c’è anche Guillermo, mancata guida turistica del luogo, cameriere tornato nella sua terra dopo una fugace esperienza nella nostra Versilia. Ha raccontato la storia e la preparazione dei piatti tipici maiorchini, come il Frit Mallorquin, piatto a base di carne fritta, patate, pomodori, peperoni, piselli, cipolla che, come spiega Guillermo “nasce di carne, anche se oggi si propone anche la verisone di pesce, perché veniva preparata dalle famiglie che avevano i maiali con cui producevano prosciutto e piatti come questo, proprio per non buttarne nulla”. Racconta poi del Tumbet, misto di verdure, melanzane, patate, peperoni tutto fritto e accompagnato da una salsa di pomodoro “ tipico nelle famiglie contadine che vivevano di agricoltura”.
Al termine della cena, è arrivata un’altra tipicità, un liquore alle erbe locali che vengono messe in infusione , per poi, dopo un anno in bottiglia, essere aggiustate di zucchero per farne versioni più o meno dolci. Infatti, ordinarlo in posti diversi aiuta a percepirne le differenze.
Un posto dove assaggiare piatti tipici consigliato dai maiorchini, dove, tra l’altro, loro stessi dicono di andare a mangiare, è il Celler Sa Premsa. Sull’ultima pagina del menù sono presentate e spiegate tutte le specialità del posto, e grazie anche alla possibilità delle mezze porzioni, si possono provare più piatti, tra cui le più rare lumache. Se la cena è tipica il vitigno è autoctono, l’oste ha consigliato; il Manto Negro, in blend con Merlot, Syrah, Callet, Cabernet Sauvigno, IGP Mallorca “El Columpio Tinto” della Cantina Tiana Negre (Binissalem), di discreta struttura e buona acidità.
Arrivati a fine pasto è tempo di dolci, quello tipico si chiama Ensaimada. Una semplicissima brioche dalla forma arrotolata a spirale, che può raggiungere anche grandi dimensioni, e che spesso viene venduta in cartoni come quelli della pizza; in aeroporto erano in tanti ad averne una.
Altro dolce tipico, sempre una brioche, ma con la patata, consigliabile da mangiare direttamente nella sua cittadina d’elezione, a Vallermosa. Si chiama Coca de patata.
Ultima chicca maiorchina da segnalare, una birra Rosa Blanca Hoppy Lager dell’azienda Bellveure di Binissalem, a bassa fermentazione con un’aggiunta di luppolo aromatico che la rende particolarmente beverina, perfetta per essere degustata sulle famose spiagge bianche di sabbia finissima dopo un’immersione…questa volta nelle acque cristalline.
Buon appetito.
Antonella De Cesare