Inizia con un suicidio il romanzo di Pio Russo Krauss “Coma la luce dell’alba” pubblicato da “La valle del Tempo”, ma non è un giallo. Non ci sono matasse da dipanare, e nemmeno commissari o ispettori pronti a scendere in campo per far luce su un evento luttuoso, ma la disperazione della povera gente e un prete di “frontiera”. Un giovane Agostiniano trasferito da una tranquilla realtà Sorrentina ad una parrocchia del quartiere napoletano di Pianura, nel pieno degli eventi legati all’abusivismo edilizio degli anni 70. Un racconto sullo sfondo di una pagina di storia che incise non poco nella crescita sociale civile e religiosa del nostro paese.
Siamo a valle del Concilio Vaticano II e delle inevitabili ricadute sulla difformità di pensiero tra conservatori e progressisti all’interno delle stesse comunità religiose. Ma siamo anche negli anni della mobilitazione delle coscienze, della difesa dei diritti degli ultimi, della nascita di comunità come quella di Sant’Egidio, ma anche della comunità di base di San Paolo fuori le mura dell’abate Giovanni Franzoni, meglio conosciuto come dom Franzoni, che proprio in quegli anni fu sospeso a divinis dalla chiesa per la sua vicinanza al PCI. Sono anche gli anni del referendum sul divorzio, il primo referendum abrogativo della storia della Repubblica, appoggiato dalla Democrazia Cristiana. Una consultazione popolare che di fatto però divise al suo interno il mondo cattolico. L’autore medico napoletano, da sempre impegnato nel sociale, nella tutela e nel rispetto dell’ambiente oltre che nell’educazione delle nuove generazioni, “maestro” e animatore di un doposcuola donmilaniano, con questo volume analizza i mutamenti nella chiesa negli anni successivi al Concilio, attraverso una piccola comunità religiosa composta da un Priore, tre Agostiniani e il sacrestano Pierino, ispirato ad un personaggio che assieme a pochi altri della storia, è realmente esistito. Il romanzo frutto di fantasia, impreziosito da dialoghi e da termini dialettali, coloriti a tratti dall’inconfondibile umorismo partenopeo, ha una scrittura fluida e gradevole. Inoltre, per gli argomenti trattati e per la tecnica utilizzata a narrazioni parallele, ben si presterebbe per la realizzazione di una fiction televisiva. Il protagonista della storia, Padre Sergio, sulle orme di Don Milani, creerà con l’appoggio dei confratelli e di Padre Biagio, Parroco e Priore dell’annesso convento di Pianura , un doposcuola per i bambini delle famiglie indigenti, coinvolgendo per l’organizzazione dei corsi i suoi confratelli e i ragazzi e le ragazze della Parrocchia. Un gruppo di volontari e volontarie con i quali padre Sergio si confronterà e con i quali condividerà la sua vita parrocchiale. Con le iniziative a favore dei coloni di Masseria Grande, raggirati da proprietari senza scrupoli, nonché per le sue idee non sempre in linea con quelle dei vertici ecclesiali, preoccuperà non poco il suo anziano Priore, il quale gioco forza si troverà ben presto tra due fuochi: Da una parte la carità cristiana e il servizio agli ultimi e dall’altra la scomodità di un prete per una Chiesa miope e arroccata al potere. Abituato oramai da anni ad una esistenza più che tranquilla l’anziano Priore dovrà dar conto alle infamanti ritorsioni della malavita che, indirettamente, lo costringeranno a prendere spiacevoli provvedimenti nei confronti di due dei tre confratelli. Ma per questi ultimi, don Sergio e don Gennaro, le sanzioni non saranno motivo di sofferenza, perché per entrambi la misericordia del Signore avrà già pianificato un’altra strada.
Buona lettura
Carlo De Cesare