Partenope
Basta guardare la copertina ritraente il quadro di Marina Borsa per capire che il volume “Partenope” di Giovanni Spina e Antonio Croce per le edizioni “La Valle del Tempo”, è uno spaccato della città di Napoli reso attraverso le tante sfaccettature di questa città. Non sono i luoghi comuni o i noti percorsi turistici a fare da sfondo a questo libro, ma le storie di quei tanti napoletani e non, che con la loro esistenza hanno contribuito a costruire la storia collettiva di una città stratificata dal tempo e stordita dal frastuono della vita frenetica di superficie. Per conoscere Napoli occorre immergersi nelle sue viscere, scendere negli inferi, ascoltarne i silenzi o le grida di chi l’ha vissuta. Non a caso gli autori, appassionati cultori della Storia della città, hanno rielaborato i racconti affascinanti dei loro genitori, ricchi di mistero e di concretezza di vita quotidiana. E sì perché Napoli è davvero un crogiuolo di esperienze, vissute, raccontate, tramandate, o più semplicemente inventate dalla eccezionale fantasia del popolo napoletano. Gente di terra e di mare, ricchi di famiglia o nullatenenti, ma con in tasca l’arte di arrangiarsi, unica vera fonte di sostentamento. Sono questi i veri protagonisti della vita della città, con la loro storia, il loro modo di porsi, di esprimersi, di interfacciarsi con una realtà a volte difficile da accettare. Gli autori quasi per gioco hanno provato a ripercorrere quelle strade dai nomi pittoreschi, occupate dalle botteghe degli antichi mestieranti, alcuni dei quali necessari solo a se stessi. Vicoli e piccole arterie dove il profumo dei cibi appena cotti si confonde con quello degli alimenti venduti sfusi ai bordi delle strade. Percorsi reali ed immaginari sull’onda della etimologia delle parole dialettali, dei fatti e “fattarielli” tramandati, che si trasformano in verità popolari ricche di fascino. Un viaggio affettivo nella storia della città, fatto come dicono gli autori nella prefazione di “stramacchio” etimologicamente “extra mathesis” fuori da ogni regola. Un allegro gioco di parole che a noi ha fatto sì divertire, ma anche e senza dubbio, incuriosire.
Antonella De Cesare