Una serata in “Rosa”, non perché dedicata alle donne, ma per degustare vini rosati.

Mercoledì 17 luglio all’Hotel Savoy, nel cuore di Roma, Go wine  ha infatti organizzato banchi di assaggio dedicati a questa tipologia di vini e ospitato il Moscato Wine Festival in tour.

Da qualche anno sono oramai tanti gli eventi che pongono l’accento sui rosati, considerati di moda, ma che in realtà non sono poi di così recente produzione come si può pensare.

Tuttavia anche per questa tipologia di vini c’è la diatriba se siano nati prima in Italia o in Francia, e quindi se nel periodo romano o nel Medioevo. Non mancano le leggende, sempre legate al mondo ecclesiastico, o le storie documentate, come quella di Leone De Castris, secondo la quale il Five Roses, primo rosato dell’azienda pugliese, sarebbe nato nel 1943 da 90% di Negroamaro e 10% di Malvasia.

Quello che sappiamo di certo è che il rosato non viene prodotto da una miscela di mosti bianchi e rossi, – almeno nella UE – e che si stanno sperimentando tanti vitigni autoctoni in purezza, usando varie tecniche di vinificazione, tutte finalizzate ad estrarre peculiari sentori e colori.

Un settore in movimento ed evoluzione, quindi, basti pensare alla nascita dell’Istituto Italiano Rosautoctono nel 2019, o alla variazione del pantone di colori nella scheda di valutazione di AIS, dove da “Tenue, Cerasuolo e Chiaretto”, si è passati a “Fiore di pesco, Ramato, Salmone, Corallo, Peonia”.

Sicuramente ai banchi di assaggio dell’Hotel Savoy, c’erano tante sfumature di rosa.

Abbiamo apprezzato la semplicità dell’evento, la suddivisione in tre fasce orarie che ha reso vivibile l’evento, e, molto utile, anche la scheda consegnata all’ingresso con l’elenco delle 20 aziende e i rispettivi vini in degustazione, con delle righe libere per qualche nota.

Due banchi dedicati alle selezioni del 23° Moscato Wine Festival in tour, uno per il Moscato D’Asti, l’altro per i Moscati d’Italia in tutte le versioni, secco, moscato spumante e passito. Poi un banco dedicato al cibo, dove l’Azienda Agricola Benacquista (FR) ha offerto un piattino con quattro tipologie di ottimi formaggi, perfetti anche da abbinare ad alcuni Moscati e, perché no, ai rosati.

Quattro le cantine presenti direttamente per incontrare il pubblico: Cantina d’Isera (Tn), Casa Vinicola Setaro di Trecase (Na), Pellegrino di Marsala (Tp) e Tenuta secolo IX di Castiglione Casauria (Pe).

Tutti referenti preparati, appassionati, che oltre a proporre i rosati delle loro aziende si sono raccontati anche attraverso altri vini prodotti.

Abbiamo colto l’occasione per chiedere a ciascuno: da quanto tempo, con quale vitigno e perché hanno investito sulla produzione di un rosato. Ci hanno così risposto:

Cantina D’Isera:

Questa cantina nasce nel 907 proprio per il conferimento delle uve del Marzemino Trentino che infatti nasce ad Isera. È gestita da giovani curiosi che guardano al futuro e che hanno deciso di fare un metodo classico di Marzemino Rosè, per la prima volta con l’annata 2021. Bello il colore, con profumi di ciliegia e frutti rossi. Per noi è una novità. Le sole 3000 bottiglie prodotte sono in commercio da 7 mesi; vedremo come si evolverà. Altro vitigno autoctono è La Schiava, e in rosato lo facciamo da almeno 10 anni. Piacevole fresco profumato, protagonista degli aperitivi trentini.

Casa Setaro:

Il Rosato è per me l’espressione del Piedirosso che si è invertito rispetto al Caprettone perché essendo un vitigno gentile con note acide ha grande potenzialità di essere vinificato in bianco. Il Rosato di Casa Setaro è l’identità di un territorio ben preciso con note di mineralità che regala sensazioni di profumi di spezie, risultato della biodiversità che da anni è la filosofia di Massimo Setaro. Il rosato è prodotto dal 2010.

Pellegrino:

L’ispirazione per il rosato da uve Frappato è giunta dall’inconfondibile rosa delle Saline che si tinge al momento giusto e dalla luce argentea che le carezza all’alba. Albarìa incarna l’irradiazione di un cielo sereno che si riverbera sulle acque salate, e dal desiderio di creare un vino capace di catturare le stesse sfumature di questo paesaggio, tipico dell’estremo lembo della Sicilia Occidentale. È stato così generato un vino rosato, fresco ed equilibrato, dal vitigno autoctono di Frappato, con aromi tipicamente mediterranei.

Tenuta secolo IX:

Produciamo due rosati:

Il Cerasuolo d’Abruzzo, espressione della tradizione vitivinicola della zona di produzione e dell’azienda. Uve raccolte a mano che dopo poche ore già conferiscono un colore vibrante, una struttura che esprime tutta la potenza della terra. Un vino su cui vogliamo tenere un focus, dargli spazio, farlo evolvere. E l’altro,  Fonte Fiorita, rosato di Montepulciano, giovane, di pronta beva, che viene messo in commercio l’anno della vendemmia.

Buon Vino!

Antonella De Cesare