È proprio il caso di stappare una bella bottiglia di Prosecco per festeggiare.

La comunità europea ha decretato l’unicità italiana del Prosecco, con buona pace degli amici croati, che con il loro Proseck non avranno molto da festeggiare.

Una bella vittoria, se si considera che non ha avuto la stessa sorte il Tocai friulano, la cui denominazione non potendo convivere con quella del Tokaji ungherese (per altro, ironia della sorte, anch’esso un passito), dal 2007 viene chiamato solo Friulano.

Una disputa che dura da qualche anno tra la nostra più nota Bollicina e Il Proseck, vino passito tipico croato. Due vini differenti che condividono un nome storicamente parte del patrimonio per entrambi gli stati, ma che non potevano convivere nella stessa Comunità Europea. Al suo ingresso nel 2013, la Croazia fece partire la procedura di riconoscimento del Prosek, ma già allora si notò che la somiglianza dei nomi poteva confondere i consumatori.

Tra i vari oppositori, nel 2021 anche la federazione italiana dei pubblici esercizi scese in campo per schierarsi contro il riconoscimento del Prosek croato da parte dell’unione europea, pronti a ”servire solo prosecco vero”.

La questione è stata ad oggi risolta all’interno del un nuovo regolamento della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo votato ad aprile che regolamenta  DOP e IGP e tutela le indicazioni geografiche “proteggendole” da menzioni identiche o che in qualche modo richiamino i nomi di DOP o IGP.

Come spiega Paolo De Castro (Parlamentare europeo, primo vice-presidente della commissione agricoltura e sviluppo rurale) “Nel testo adottato abbiamo introdotto l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e, per i prodotti Igp, l’origine della materia prima principale. Non solo, su spinta dei nostri produttori di qualità, abbiamo potuto eliminare quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre indicazioni geografiche, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota, o addirittura del Prosek made in Croazia. In particolare, è stato chiarito come menzioni tradizionali come Prosek non possano essere registrate, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp” (FONTE ADNKRONOS)

Grazie infatti a questo nuovo regolamento, approvato ad aprile, attuativo dal 14 maggio 2024, si limita l’uso dell’appellativo “Prosek” sulle etichette del vino croato e di altri stati membri, lasciando al Prosecco la menzione tradizionale.

Tra l’altro a Trieste esiste il quartiere Prosecco, il cui nome è sloveno e viene da Prosek.

Il presidente della regione Veneto, Zaia, ha spiegato “il Prosecco esprime la storia e l’identità del Veneto” e puntualizzato che “come il tiramisù è nato in Friuli Venezia Giulia, la località di Prosecco non sta a Valdobbiadene, ma sul Carso triestino. Un nome quindi che appartiene pienamente a due Regioni di cui una autonoma e speciale, orgogliosa della propria storia e delle proprie minoranze come quella slovena presente a Prosecco”. (fonte ANSA)

Tuttavia, quale sia il loro nome, la cosa importante è conoscerli, apprezzarli e valorizzarli.

Come?

Assaggiandoli!    Parola di Antonella

Antonella De Cesare